Coltivare Relazioni Durature con i Donatori: Il Cuore della Gestione dei Donatori

Nel mondo del terzo settore, i donatori sono il fulcro della sostenibilità finanziaria delle organizzazioni non profit. Tuttavia, la gestione dei donatori va ben oltre la semplice raccolta fondi. Si tratta di costruire e mantenere relazioni autentiche e significative, basate sulla fiducia reciproca e sull’impatto condiviso. In questo articolo, esploreremo l’importanza di coltivare relazioni durature con i donatori e come farlo in modo efficace.

La Fiducia come Fondamento

La fiducia è la base di qualsiasi relazione duratura. I donatori vogliono essere sicuri che i loro fondi vengano utilizzati in modo efficace e trasparente per realizzare la missione dell’organizzazione. Creare un ambiente di trasparenza finanziaria e di responsabilità è cruciale. Comunicare apertamente come i fondi vengono impiegati e fornire report periodici sugli sviluppi e i risultati è fondamentale per costruire e mantenere la fiducia dei donatori.

Comunicazione Personalizzata ed Empatica

Ogni donatore è un individuo con motivazioni e interessi unici. La comunicazione personalizzata ed empatica è un modo per dimostrare che l’organizzazione apprezza e comprende il contributo di ciascun donatore. Invia comunicazioni che vanno oltre la semplice richiesta di donazione. Racconta storie di impatto, mostra come il loro sostegno ha fatto la differenza e coinvolgili nella missione dell’organizzazione.

Riconoscimento e Gratitudine

Il riconoscimento e la gratitudine sono gesti semplici ma potenti per coltivare relazioni con i donatori. Oltre a inviare ringraziamenti formali per le donazioni, cerca modi creativi per mostrare apprezzamento. Invia note personalizzate, aggiornamenti esclusivi e inviti a eventi speciali. Mostrare ai donatori che sono valorizzati e parte integrale del successo dell’organizzazione crea un legame più forte.

Coinvolgimento nei Processi Decisionali

Coinvolgere i donatori nei processi decisionali dell’organizzazione crea un senso di partecipazione e di appartenenza. Chiedi il loro parere su questioni importanti, coinvolgili nella pianificazione delle iniziative e prendi in considerazione i loro feedback. Questo coinvolgimento li fa sentire coinvolti nel percorso dell’organizzazione e mostra che il loro contributo va oltre la mera donazione.

Trasparenza sui Risultati e l’Impatto

I donatori vogliono vedere i risultati concreti del loro sostegno. Fornire informazioni chiare e dettagliate sugli obiettivi raggiunti e sull’impatto generato è essenziale. Condividere storie di successo, dati concreti e testimonianze di beneficiari mostra ai donatori che il loro contributo sta facendo una differenza reale nelle vite delle persone.

Crescita della Relazione nel Tempo

Le relazioni con i donatori non sono statiche; evolvono nel tempo. Coltivare relazioni durature richiede costanza e impegno. Mantieni una comunicazione regolare anche quando non stai chiedendo una donazione. Condividi aggiornamenti, novità e sfide dell’organizzazione. Mostra che la loro connessione con l’organizzazione è significativa oltre il momento della donazione.

Il Potere delle Relazioni Durature

Coltivare relazioni durature con i donatori va oltre la mera transazione finanziaria. Si tratta di creare un legame profondo e significativo basato sulla fiducia, la comunicazione autentica e l’impatto condiviso. Queste relazioni non solo contribuiscono alla sostenibilità finanziaria dell’organizzazione, ma anche all’amplificazione dell’impatto sociale e alla creazione di un cambiamento duraturo nella società.

Coinvolgere e Motivare i Volontari: Consigli Pratici per il Terzo Settore

I volontari sono l’anima delle organizzazioni non profit. La loro dedizione e passione contribuiscono in modo significativo a creare un impatto positivo nella società. Tuttavia, coinvolgere e motivare i volontari non è un compito banale. Richiede strategie efficaci di gestione, riconoscimento e coinvolgimento. In questo articolo, esploreremo alcuni consigli pratici su come coinvolgere e motivare i volontari nel terzo settore.

Chiara Comunicazione della Missione

I volontari vogliono essere parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Cominciare con una comunicazione chiara della missione dell’organizzazione è essenziale per ispirarli. Illustra l’obiettivo dell’organizzazione, l’impatto che sta cercando di creare e come ciascun volontario contribuisce a realizzare questa missione. Una chiara comprensione della direzione dell’organizzazione alimenta la motivazione dei volontari.

Ruoli Definiti e Sfide Significative

Offrire ai volontari ruoli definiti e sfide significative è un modo per coinvolgerli in modo significativo. Chiaramente delineare i compiti e le responsabilità aiuta i volontari a comprendere come possono contribuire in modo concreto. Inoltre, assegnare loro sfide significative li mette di fronte a opportunità di crescita personale e professionale. Queste sfide li fanno sentire valorizzati e parte integrante del processo.

Crea un Ambiente di Collaborazione

I volontari si sentono più motivati quando si sentono coinvolti e apprezzati. Creare un ambiente di collaborazione in cui le idee vengono ascoltate e le opinioni vengono rispettate è fondamentale. Organizza riunioni regolari in cui i volontari possono condividere le loro prospettive, suggerire miglioramenti e partecipare alla pianificazione delle attività. Questa partecipazione attiva li fa sentire parte di un team coeso.

Riconoscimento e Apprezzamento

Il riconoscimento e l’apprezzamento sono chiavi per motivare i volontari. Riconosci il loro impegno attraverso semplici gesti come ringraziamenti personali, note di apprezzamento o premi simbolici. Celebra i successi e i traguardi raggiunti insieme. Mostrare gratitudine per il loro contributo crea un legame più forte tra i volontari e l’organizzazione.

Offrire Opportunità di Formazione

Molte persone scelgono di diventare volontari per imparare nuove competenze o espandere quelle esistenti. Offrire opportunità di formazione, workshop o corsi può essere un modo per coinvolgere e motivare i volontari. Queste opportunità non solo arricchiscono il loro bagaglio di competenze, ma dimostrano anche che l’organizzazione si preoccupa del loro sviluppo personale.

Ascolto Attivo e Feedback

Ascoltare attivamente i volontari e chiedere il loro feedback è un modo per farli sentire valorizzati e coinvolti. Chiedi loro come stanno vivendo l’esperienza di volontariato, cosa sta funzionando bene e cosa potrebbe essere migliorato. Il loro input è prezioso per apportare miglioramenti e adattamenti alle attività dell’organizzazione.

Flessibilità e Rispetto dei Tempi

I volontari spesso bilanciano il loro impegno con altre responsabilità. Offrire flessibilità e rispetto dei loro tempi è essenziale. Consentire loro di scegliere orari che si adattano alle loro esigenze dimostra che l’organizzazione si preoccupa del loro benessere.

In conclusione, coinvolgere e motivare i volontari è una parte fondamentale del successo delle organizzazioni non profit. Attraverso una comunicazione chiara, ruoli definiti, riconoscimento, formazione e rispetto dei loro tempi, le organizzazioni possono creare un ambiente in cui i volontari si sentono valorizzati, coinvolti e ispirati a contribuire al cambiamento positivo nella società.

Strumenti finanziari per il Terzo Settore: ne abbiamo parlato alla Conferenza regionale del Terzo settore

Quello dell’accesso al credito e gli strumenti finanziari per il Terzo Settore è tema di assoluta attualità, anche alla luce delle novità introdotte dalla Riforma del Terzo Settore, sia con il Codice del Terzo settore, sia con il decreto sull’impresa sociale.

Si aprono nuovi scenari di finanziamento per gli ETS e per l’impresa sociale in particolare, laddove soprattutto tali enti si orientano maggiormente al mercato e decidono di investire in innovazione andando ad intercettare nuove soluzioni di capitale di debito (come i titoli di solidarietà, i social bond, i green bond ecc.) e di capitale di rischio (agevolazioni riservate a chi investe in una nuova impresa sociale, equity crowdfunding).

L’equity crowdfunding in particolare sta diventando in Italia un fenomeno non più di nicchia, con uno sviluppo esponenziale nel corso del 2018, stando ai dati del Crowdfunding Report 2018 prodotto da Starteed, di cui abbiamo dato conto in una recente news.

Si tratta di un fenomeno interessante anche perché oggi aperto non solo alle start up innovative e alle PMI innovative ma a tutte le PMI e in ragione delle disposizioni della Riforma del Terzo Settore, sarà – una volta emanato un apposito decreto attuativo – a disposizione dell’impresa sociale come leva di sviluppo.

Alla Conferenza regionale toscana del Terzo Settore svoltasi lo scorso 9 febbraio a Firenze al Mandela Forum, ce ne siamo occupati coordinando uno dei tavoli impegnati su tale tematica. Si tratta senza dubbio di un terreno nuovo su cui l’intero terzo settore (specie quello non market oriented) deve crescere, ma denso di opportunità che diversificano le fonti di investimento per il nonprofit. Si tratta di meccanismi che potenzialmente sono in grado di intercettare la comunità in modo diffuso.

A questo link il documento di sintesi preparatorio sul tema 9. Accesso al credito e strumenti finanziari per il terzo settore

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Il crowdfunding in Italia: report 2018

E’ stato pubblicato in questi giorni a cura di Starteed il report 2018 sul fenomeno del crowdfunding in Italia. Il report sta diventando un appuntamento annuale per analizzare le dinamiche e le performance della raccolta fondi online sotto le diverse specie: da quella donation, a quella reward based, fino al lending e all’equity che sta attraversando un periodo di grande successo.

Noi di Myfundraising lo abbiamo letto per voi e naturalmente se ne avete la possibilità vi invitiamo ad approfondirlo. Di seguito vi riportiamo alcuni dati significativi:

  1. Il totale raccolto solo nel 2018 ammonta ad oltre 111 milioni di euro, quasi la metà rispetto agli oltre 244 milioni di euro complessivamente raccolti tramite crowdfunding fino al 2018. Significa che lo scorso anno si è registrata una crescita esponenziale, grazie soprattutto ad un ampliamento della normativa in materia di equity che ha prodotto un’espansione molto significativa
  2. A crescere sono tutte le forme, non solo l’equity. Significa che il crowdfunding si sta complessivamente affermando come una modalità di raccolta fondi (e non solo) almeno di carattere complementare alle altre strategie e canali, sia sul versante nonprofit con le donation e le reward based platform, sia in ambito profit sempre con il reward e l’equity based appunto. In forte espansione anche il lending che nel 2018 quasi raddoppia la raccolta complessivamente raggiunta dal 2015. Aumentano anche il numero di piattaforme, proporzionalmente soprattutto per il lending e l’equity.
  3. Il valore medio raccolto varia molto naturalmente a seconda della tipologia di crowdfunding e va dai 4066 € per i progetti donation/reward, ai 284319 € per i progetti in equity crowdfunding. Anche il numero di progetti è molto variabile, oltre 12mila progetti donation/reward e poco più di 300 (comunque molti) per l’equity.
  4. Il report approfondisce inoltre le partnership di finanziamento che il crowdfunding ha saputo attrarre e l’interesse anche degli Istituti di Credito con la promozione in molti casi di specifiche piattaforme.
  5. Le sfide che sembrano essere maggiormente avvertite dal panel della ricerca, riguardano l’ottimizzazione delle strategie di supporto ai progettisti, anzitutto per delineare quei progetti che non sembrano idonei (anche alla prova dei fatti) per una campagna di crowdfunding.
  6. Tra le potenzialità che vengono sottolineate vi è senz’altro quella che un progetto di crowdfunding possa costituire una sorta di pre-validazione del proprio progetto da parte del mercato (nonprofit o profit che sia), e questo può delineare lo strumento come un valido aiuto nelle modalità di approccio al proprio mercato di riferimento che va oltre l’obiettivo secco di raccolta.

Scarica qui il Crowdfunding in Italia – Report 2018

Fundraising: migliora le performance da ora

Uno dei problemi principali avvertiti dalle organizzazioni che raccolgono fondi è che i processi di miglioramento sono lenti e i risultati spesso stentano ad arrivare.

Sappiamo naturalmente che si tratta di un processo normale e che le fonti del miglioramento delle performance risiedono in vari fattori, interni come esterni all’organizzazione, relativi ad aspetti più di carattere strategico o, al contrario, più di taglio operativo, di risorse disponibili da investire, di capacità di controllo dei processi, di reputazione dell’organizzazione, di scelta dei canali di promozione, della ‘competizione’ con altre organizzazioni presenti sul territorio o similari per missione e causa promossa ecc.

Questo naturalmente costituisce una verità e chi propone (o millanta) di avere strepitose soluzioni immediate e vincenti per moltiplicare i risultati della raccolta fondi, sta mentendo o sa di mentire. I processi di miglioramento sono senz’altro lenti, ma uno dei problemi principali è che spesso sono lenti a causa delle stesse organizzazioni.

Facciamo un esempio: spesso capita che le organizzazioni si interroghino su come ampliare la propria raccolta fondi e si imbattano (magari perché suggerito da un consulente) nella necessità di adottare un database donatori. Sappiamo che senza uno strumento e una modalità costante di classificazione, analisi, ricerca sul database donatori, il fundraising non trova la giusta strada per crescere. Ebbene, altrettanto di sovente, le organizzazioni si fermano a questo punto, immaginando magari percorsi (o scorciatoie) più rapidi e meno costosi.

Queste situazioni costituiscono veri e propri ‘blocchi’ per le organizzazioni che pur ravvisando la necessità di innovare non compiono il passo fondamentale per farlo, avviare il percorso. Se non muovi il primo passo, potremmo dire con un’ovvietà, non potrai fare neanche il secondo e così via. Il primo fondamentale requisito che pertanto è richiesto per chi vuole innovare è la determinazione nella direzione del cambiamento. Se vuoi migliorare, se vuoi aumentare, se vuoi intraprendere nuove strade, devi cambiare qualcosa. Non c’è alternativa a questo assunto. Devi cambiare qualcosa.

Il secondo punto è che devi farlo ora. Senza esitare, fallo e basta. Sbaglierai? Possibile, ma hai comunque fatto un passo in avanti che ti consentirà di farne un altro correggendo il primo. Se non fai neanche il primo certo non correrai il rischio di sbagliare, ma le cose resteranno come sono o, peggio, daranno progressivamente risultati meno soddisfacenti.

Allora la questione è anzitutto di metodo. Myfundraising propone un metodo innovativo e pragmatico, fondato sui più diffusi modelli di gestione per la qualità che andiamo ad applicare alla strategia principale di raccolta fondi dell’organizzazione.

Eccolo brevemente in cinque punti:

  1. Chiediamo al board dell’organizzazione la condivisione del metodo e degli obiettivi che saranno definiti, la disponibilità a seguire le indicazioni che verranno fornite, l’impegno a fare ogni sforzo con noi per attuare quanto abbiamo condiviso. L’intero percorso vedrà alcuni momenti nei quali formalizzeremo gli impegni reciproci e avremo modo di valutare i vari aspetti, inclusi i risultati, in modo partecipato. Soprattutto formeremo una squadra, un team di lavoro, sarà la risorsa principale per attuare il cambiamento.
  2. Cominciamo a lavorare a partire da alcune metodologie condividendo un albero dei problemi e un albero di obiettivi, con ipotesi e precondizioni. Individuiamo quindi un piano operativo con obiettivi di miglioramento sostenibili e raggiungibili in un tempo breve (da uno a tre mesi). Predisponiamo una WBS (Work Breakdown Structure) con la quale definiamo attività e compiti e un Diagramma di Gantt, con il quale stabiliamo la sequenza delle azioni e la loro durata. Mezzi, costi e la definizione di indicatori specifici completa il logical framework del nostro progetto.
  3. Un nostro consulente farà da project manager e sarà responsabile dell’attuazione del piano operativo. Tutti coloro che saranno coinvolti avranno compiti ben definiti e tempi di attuazione assegnati. Tutto il team avrà la giusta motivazione per conseguire, insieme, il risultato atteso.
  4. Arriva la fase di realizzazione, è il momento in cui tutto il team di lavoro sarà impegnato nell’attuazione del piano, azione dopo azione. Tutto sarà adeguatamente monitorato per mantenere dritta la barra sul piano di lavoro e verificare i risultati conseguiti. La valutazione finale consentirà di vedere quale cambiamento saremo stati in grado di produrre.
  5. Comunichiamo a tutti il nostro lavoro. Sarà stato un lavoro impegnativo, ma siamo certi anche molto produttivo. E sarà senz’altro la premessa per un nuovo piano!

Cerchiamo a questo punto di anticipare una domanda che probabilmente caro lettore ti starai facendo. Ma quanto costa? Riusciamo a condividere con i consulenti il rischio connesso con il lavoro da fare?

Non resta che chiedere informazioni. Contattaci ora!

Progetta la campagna di Pasqua

Stai già preparando la campagna di fundraising in occasione della Pasqua e stai già confezionando i tuoi regali solidali da presentare al banchetto nei giorni precedenti. Oppure stai ancora pensando ai risultati positivi o negativi che siano della campagna di Natale che si è chiusa da poco….

In ogni caso stai leggendo l’articolo giusto. Perché i risultati della campagna di Natale sono importanti da tenere presenti, ma è altrettanto importante cominciare a pianificare operativamente la nuova campagna di Pasqua.

Molte organizzazioni trascurano questo appuntamento, spesso concentrando ogni sforzo proprio in occasione del Natale o in un’altra data dell’anno, magari legata a qualche ricorrenza dell’ente. Nulla di più sbagliato! Dovresti valutare attentamente la possibilità di costruire una campagna di Pasqua. Si tratta di un’occasione importante, molto sentita, già sufficientemente distante dall’eccesso di banchetti, eventi e sollecitazioni di raccolta del Natale a cui sono stati sottoposti i donatori di tutti gli enti.

Si tratta inoltre di una campagna nella quale si può scegliere ad esempio se legare l’iniziativa di raccolta ad un prodotto tipico (es. un uovo, una colomba o magari sempre ad un prodotto dolciario tipico del periodo ma meno diffuso) o ad un qualcosa di autoprodotto che riporti però sempre qualche riferimento nell’oggetto o nella confezione al tema pasquale.

Se lo ritieni utile possiamo affiancarti nella costruzione dell’idea della campagna di Pasqua fino alla fornitura di prodotti e oggettistica personalizzata.

Deciso poi come strutturare la campagna, occorre però impostare bene target, piano di comunicazione ecc. Partiamo allora dalle cose essenziali. Se non hai ancora un database, è indispensabile. Non ci hai ancora chiesto un preventivo? Non sai che abbiamo anche noi un gestionale database donatori? Contattaci subito!

Secondo passo, il database va letto e interpretato per identificare almeno alcune categorie particolari di donatori. Al di là di una comunicazione comune a tutti, vale la pena immaginare di orientare la comunicazione in modo personalizzato (almeno per categorie di donatori), in modo da rendere potenzialmente più performante la campagna. Se ti serve aiuto per interpretare i dati e classificare i donatori contattaci, ti affiancheremo in questo lavoro.

Terzo passo, va costruito il piano di comunicazione e promozione. Puoi farlo a costo molto basso, ma senza rinunciare ad un buon lavoro promozionale, fondamentale per raggiungere il tuo target. Chiedici come fare per costruire un buon mix di soluzioni di comunicazione a basso costo, ma molto efficaci!

Ultimo (per questo articolo) passo, è quello di organizzare l’attività di raccolta. Vanno anzitutto motivate le persone. Vanno cioè coinvolti i volontari che staranno al banchetto, se è questo che farai, o gli operatori che seguiranno i social media ecc. Va insomma formata una squadra coesa e motivata a raggiungere gli obiettivi. La squadra va poi organizzata operativamente. Meglio fare un WBS – Work Breakdown Structure, un diagramma che identifica le attività e i compiti specifici e un immancabile ma indispensabile diagramma di Gantt per gestire al meglio le tempistiche.

Dunque è tutto (almeno per questo articolo). Non resta che iniziare e se hai dubbi o vuoi un supporto per costruire la campagna non esitare a contattarci!


Accesso al credito e strumenti finanziari per il terzo settore

Il tema dell’accesso al credito e degli strumenti finanziari per il terzo settore sarà uno dei dieci temi al centro della Conferenza Regionale del Terzo Settore promossa dalla Regione Toscana in collaborazione con Forum Terzo Settore Toscana e Cesvot.

“Oggetto del tavolo” – indica il documento di presentazione – “sarà la riflessione sugli strumenti di accesso al credito per il terzo settore, sia sotto il profilo della domanda che quello dell’offerta. Proveremo a rispondere e a confrontarci sulle seguenti domande:Come sono cambiati la cultura finanziaria e gli approcci alla gestio-ne economico-finanziaria all’interno degli Ets anche in relazione alle diverse declinazioni organizzative che esso assume e nelle nu-merose esperienze determinate dai settori di intervento, dalle di-mensioni, dai progetti di sviluppo e dalle competenze in materia?Quali sono i fabbisogni relativi al credito e alle esigenze finanzia-rie degli Ets considerando sia gli aspetti quantitativi (l’entità del fabbisogno), qualitativi (quali canali, quali strumenti finanziari) e organizzativi (quali competenze, quali procedure)? Quali tenden-ze e previsioni? Quali nuovi servizi richiesti?Come rispondono alle reali esigenze le nuove misure di sostegno finanziario previste dal Codice del terzo settore per la generalità egli Ets (titoli di solidarietà, social lending, finanziamenti euro-pei, etc) e gli specifici strumenti finanziari per le associazioni di volontariato e di promozione sociale (credito agevolato, privilegi sui crediti, fondo per il finanziamento di progetti e attività di in-teresse generale, etc)?”

Ogni tema sarà gestito in tre gruppi di lavoro per favorire la più ampia partecipazione anche sotto il profilo della espressione delle istanze che, una volta raccolte, formeranno un documento finale proposto poi in plenaria. Uno dei tre tavoli vedrà anche la nostra presenza con uno dei coordinatori, Emanuele Gambini. Si tratta di un tema centrale che sta acquisendo sempre più interesse e attenzione da parte degli Enti del Terzo Settore, specie laddove le organizzazioni sono impegnate nella erogazione di servizi strutturati e complessi o dove la gestione patrimoniale e finanziaria diventa un elemento rilevante per la tenuta e lo sviluppo dell’intera organizzazione.

A questo link puoi trovare le indicazioni organizzative dell’evento e le modalità di iscrizione.

Impariamo dalle esperienze

Siamo all’inizio di un nuovo anno, molti sono appena reduci dalle campagne di raccolta fondi natalizie e di fundraising proprio non ne vogliono sentir parlare; altri, da un lato stanno facendo un po’ di bilanci dell’anno appena trascorso e stanno pianificando le nuove strategie e le nuove campagne. Siamo in un tempo di passaggio insomma, tra il valutare ciò che è stato realizzato e il pianificare ciò che vorremo realizzare prossimamente. E già molti avvertono l’esigenza di trovare nuove idee, nuove soluzioni, correggere errori fatti, intraprendere magari nuovi percorsi, nuove modalità di raccolta o implementare qualche soluzione integrativa alle campagne abituali. Insomma, è tempo per riflettere, pianificare e provare quindi a capire dove e su cosa concentrare le azioni di miglioramento per il nuovo anno!

Suggeriamo un esercizio che pensiamo utile per tutti coloro che immaginano il fundraising non come qualcosa che siccome si è sempre fatto così, allora non si può cambiare…guardare e studiare le esperienze altrui, è un buon modo per cominciare il nuovo anno. Non si tratta di andare a copiare idee già sviluppate, non è certo questo lo spirito, ma imparare dalle esperienze, questo sì è molto utile. Da dove partire? Suggeriamo di visitare il sito SOFII http://sofii.org/italian che “offre ai fundraisers degli enti non profit un archivio online, facilmente accessibile, con le creatività migliori nell’ambito della raccolta fondi di tutto il mondo. Copre tutte le aree del fundraising mondiale ed è a disposizione di tutti gratuitamente. Noi siamo impegnati a tutelare la nostra storia nella raccolta fondi e aggiungiamo di volta in volta nuove iniziative se valide. Offriamo delle risorse dalle quali i fundraisers possono imparare ed in grado di stimolare un nuovo pensiero creativo e innovativo.”.

Riforma del Terzo Settore: il bilancio sociale

Il bilancio sociale con la Riforma del Terzo Settore:

  • Continua ad essere un obbligo per le imprese sociali, per le quali è attesa la pubblicazione da parte dei Ministeri competenti delle nuove linee guida per la sua redazione. Il bilancio sociale dovrà essere trasmesso e pubblicato presso il Registro delle Imprese, ma anche sul sito web dell’organizzazione
  • Diventa inoltre obbligatorio per gli ETS (Enti Terzo Settore) in generale che hanno entrate e proventi per oltre 1 milione di euro la redazione del bilancio sociale secondo le linee guida ministeriali e la pubblicazione nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), oltre che sul proprio sito web.

E’ notizia del 20 aprile scorso l’approvazione da parte del Consiglio Nazionale del Terzo Settore (CNTS) delle attese Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti di Terzo settore

Anche per le Cooperative Sociali è ormai certo l’obbligo di redazione del bilancio sociale. A chiarire il punto è stata infatti una nota interpretativa del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 22 febbraio 2018, la n. 2491:

“[…] La qualificazione ope legis delle cooperative sociali come imprese sociali comporta il venir meno della necessità di verificare per esse la sussistenza dei requisiti essenziali per la qualifica, come invece avviene per tutte le altre imprese sociali, sempre che le cooperative sociali rispettino la normativa specifica loro applicabile.
Tuttavia, l’obbligo di redazione e pubblicazione del bilancio sociale non appare elemento qualificatorio della cooperativa sociale quale impresa
sociale (qualifica che è ora attribuita ex lege), ma effetto giuridico di tale
qualificazione, considerato che non emerge alcun profilo di incompatibilità tra l’obbligo di redazione e deposito del bilancio sociale e la natura dell’ente.
Pertanto, si ritiene applicabile a tutte le cooperative sociali l’obbligo di redazione, deposito e pubblicazione del bilancio sociale che l’articolo 9, comma 2 del d.lgs. n.112/2017 impone alla generalità delle imprese sociali. […]

Con riferimento al profilo temporale di applicazione della norma, la redazione del bilancio sociale, secondo l’articolo 9 comma 2 del d.lgs. 112/2017 deve avvenire nel rispetto di linee guida da definirsi con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sentito il Consiglio nazionale del Terzo settore. Va ricordato inoltre che la conformità alle linee guida ministeriali è destinata a rappresentare un elemento pregnante, ove si consideri che l’organo di controllo interno dell’ente dovrà fornirne specifica attestazione (ai sensi del successivo articolo
10, comma 3).
Pertanto, fino all’emanazione delle linee guida in parola, si deve ritenere che l’adozione del bilancio sociale da parte delle cooperative sociali, il deposito dello stesso presso il registro delle imprese e la pubblicazione sul sito internet assumano carattere facoltativo, fatta salva l’osservanza di eventuali disposizioni regionali in proposito, tenuto conto del fatto che varie Regioni, ai fini del mantenimento dell’iscrizione nell’albo regionale, impongono alle cooperative sociali la redazione del bilancio sociale.”

Rispetto alle previsioni di emanazione delle linee guida sul bilancio sociale, si consideri che essendo già insediato ed operativo il Consiglio nazionale del Terzo Settore e trattandosi di un provvedimento attuativo di natura ministeriale, avendole approvate lo scorso 20 aprile, è da ritenere che non vi siano ostacoli alla sua attuazione anche nelle more della formazione del nuovo Governo, considerando che anche in questa fase il Governo attualmente in carica per gli affari correnti ha addirittura varato un provvedimento correttivo.

È perciò ipotizzabile che vengano emanate a breve e che l’obbligo possa scattare nel 2019 sui dati di esercizio del 2018.

Fondazioni: le nuove strategie di erogazione fondi

Interpretare le strategie delle Fondazioni per i prossimi anni è fondamentale per impostare un’adeguata modalità di progettazione nel medio periodo per gli Enti di Terzo Settore. Si tratta di un lavoro – unito a quello della relazione istituzionale e del posizionamento del proprio Ente (brand awareness, brand reputation) e della rendicontazione sociale (accountabilty) – che riteniamo fondamentale per intercettare contributi ed opportunità messe a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria, al di là della qualità delle proposte progettuali in sede di partecipazione ai bandi.

Ne parla su “Il Giornale delle Fondazioni” Giorgio Righetti, il Direttore Generale di ACRI, l’associazione che riunisce 86 delle 88 fondazioni di origine bancaria.

Ecco tre tra i principali spunti possono essere riassunti nei seguenti elementi:

  • Sugli strumenti c’è dibattito, soprattutto sul sistema dei bandi che rischia di trasformare gli enti, alla rincorsa per le risorse, in progettifici.
    Lo strumento del bando può essere utile in una strategia proattiva. Un bisogno identificato viene presentato al territorio affinché le varie realtà possano offrire una risposta, attivando le comunità. Ma è uno strumento competitivo. Se voglio creare coesione sociale, allora forse un processo di progettazione partecipata potrebbe essere più idoneo.[…]”
  • La metodologia Acri  di lavoro in rete ha ispirato, visti i risultati, non solo in termini di efficacia dell’azione, ma soprattutto di crescita delle competenze e delle strategie. Lo abbiamo visto nella cultura con FUnder35 per le imprese culturali e creative, il primo grande progetto di sistema che ha fatto outing su un fenomeno e ha generato epigoni.  E poi in NeverAlone per i minori non accompagnati, solo per citarne alcuni.
    Al cambiamento esogeno si associa il cambiamento endogeno.  I tempi sono maturi per affinare sia la strategia sia gli strumenti. In passato le fondazioni avevano un comportamento reattivo sulla base di sollecitazioni esterne.  Oggi partono dall’ascolto, dall’analisi dei problemi e si attrezzano per pianificare le risposte. Il processo erogativo delle fondazioni si va strutturando sempre più in  percorsi partecipativi organizzati. Le fondazioni si aprono al territorio, promuovono tavoli attraverso i quali si analizzano i bisogni e si progetta insieme.”
  • “Può darci qualche anticipazione sui bilanci del 2017?
    I bilanci delle fondazioni sono in corso di approvazione. Dalle anticipazioni che ci sono pervenute possiamo però dire che gli avanzi d’esercizio, che sono la base per le erogazioni future, sono estremamente positivi. Superiamo abbondantemente il 50% in più dell’esercizio 2016. I benefici si vedranno nelle erogazioni 2018 che, presumibilmente, saranno molto positive.”

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