Strumenti finanziari per il Terzo Settore: ne abbiamo parlato alla Conferenza regionale del Terzo settore

Quello dell’accesso al credito e gli strumenti finanziari per il Terzo Settore è tema di assoluta attualità, anche alla luce delle novità introdotte dalla Riforma del Terzo Settore, sia con il Codice del Terzo settore, sia con il decreto sull’impresa sociale.

Si aprono nuovi scenari di finanziamento per gli ETS e per l’impresa sociale in particolare, laddove soprattutto tali enti si orientano maggiormente al mercato e decidono di investire in innovazione andando ad intercettare nuove soluzioni di capitale di debito (come i titoli di solidarietà, i social bond, i green bond ecc.) e di capitale di rischio (agevolazioni riservate a chi investe in una nuova impresa sociale, equity crowdfunding).

L’equity crowdfunding in particolare sta diventando in Italia un fenomeno non più di nicchia, con uno sviluppo esponenziale nel corso del 2018, stando ai dati del Crowdfunding Report 2018 prodotto da Starteed, di cui abbiamo dato conto in una recente news.

Si tratta di un fenomeno interessante anche perché oggi aperto non solo alle start up innovative e alle PMI innovative ma a tutte le PMI e in ragione delle disposizioni della Riforma del Terzo Settore, sarà – una volta emanato un apposito decreto attuativo – a disposizione dell’impresa sociale come leva di sviluppo.

Alla Conferenza regionale toscana del Terzo Settore svoltasi lo scorso 9 febbraio a Firenze al Mandela Forum, ce ne siamo occupati coordinando uno dei tavoli impegnati su tale tematica. Si tratta senza dubbio di un terreno nuovo su cui l’intero terzo settore (specie quello non market oriented) deve crescere, ma denso di opportunità che diversificano le fonti di investimento per il nonprofit. Si tratta di meccanismi che potenzialmente sono in grado di intercettare la comunità in modo diffuso.

A questo link il documento di sintesi preparatorio sul tema 9. Accesso al credito e strumenti finanziari per il terzo settore

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Il crowdfunding in Italia: report 2018

E’ stato pubblicato in questi giorni a cura di Starteed il report 2018 sul fenomeno del crowdfunding in Italia. Il report sta diventando un appuntamento annuale per analizzare le dinamiche e le performance della raccolta fondi online sotto le diverse specie: da quella donation, a quella reward based, fino al lending e all’equity che sta attraversando un periodo di grande successo.

Noi di Myfundraising lo abbiamo letto per voi e naturalmente se ne avete la possibilità vi invitiamo ad approfondirlo. Di seguito vi riportiamo alcuni dati significativi:

  1. Il totale raccolto solo nel 2018 ammonta ad oltre 111 milioni di euro, quasi la metà rispetto agli oltre 244 milioni di euro complessivamente raccolti tramite crowdfunding fino al 2018. Significa che lo scorso anno si è registrata una crescita esponenziale, grazie soprattutto ad un ampliamento della normativa in materia di equity che ha prodotto un’espansione molto significativa
  2. A crescere sono tutte le forme, non solo l’equity. Significa che il crowdfunding si sta complessivamente affermando come una modalità di raccolta fondi (e non solo) almeno di carattere complementare alle altre strategie e canali, sia sul versante nonprofit con le donation e le reward based platform, sia in ambito profit sempre con il reward e l’equity based appunto. In forte espansione anche il lending che nel 2018 quasi raddoppia la raccolta complessivamente raggiunta dal 2015. Aumentano anche il numero di piattaforme, proporzionalmente soprattutto per il lending e l’equity.
  3. Il valore medio raccolto varia molto naturalmente a seconda della tipologia di crowdfunding e va dai 4066 € per i progetti donation/reward, ai 284319 € per i progetti in equity crowdfunding. Anche il numero di progetti è molto variabile, oltre 12mila progetti donation/reward e poco più di 300 (comunque molti) per l’equity.
  4. Il report approfondisce inoltre le partnership di finanziamento che il crowdfunding ha saputo attrarre e l’interesse anche degli Istituti di Credito con la promozione in molti casi di specifiche piattaforme.
  5. Le sfide che sembrano essere maggiormente avvertite dal panel della ricerca, riguardano l’ottimizzazione delle strategie di supporto ai progettisti, anzitutto per delineare quei progetti che non sembrano idonei (anche alla prova dei fatti) per una campagna di crowdfunding.
  6. Tra le potenzialità che vengono sottolineate vi è senz’altro quella che un progetto di crowdfunding possa costituire una sorta di pre-validazione del proprio progetto da parte del mercato (nonprofit o profit che sia), e questo può delineare lo strumento come un valido aiuto nelle modalità di approccio al proprio mercato di riferimento che va oltre l’obiettivo secco di raccolta.

Scarica qui il Crowdfunding in Italia – Report 2018

L’equity per l’impresa sociale

Se pensiamo alle fonti di finanziamento dell’impresa sociale, il mercato (prevalentemente pubblico) dei servizi (prevalentemente alla persona) da un lato e la ricerca di donazioni e/o sponsorizzazioni dall’altro, unitamente al ricorso a contributi pubblici o privati su bandi/call, dunque su progetto, rappresentano i tre pilastri attraverso i quali dette organizzazioni assicurano la sostenibilità dei propri interventi. Naturalmente, lo sappiamo, la natura di queste entrate e le loro caratteristiche sono molto diverse e nel budgeting dell’impresa sociale dovrebbero pertanto essere considerate diversamente.

Vi è tuttavia una prospettiva, che potrebbe vedere il suo sviluppo in tempi anche ragionevolmente rapidi, e che riguarda la possibilità di accedere – per le imprese sociali ex lege (ricordiamo che la Riforma del Terzo Settore estende questa tipologia, di diritto, anche alle Cooperative Sociali) – all’equity crowdfunding come nuovo canale particolarmente interessante per il finanziamento e la patrimonializzazione dell’impresa. Questo aspetto non esclude le altre strategie, ma semmai va (andrebbe, dato che la decretazione è attesa nei prossimi mesi) a colmare una difficoltà per l’impresa sociale (un po’ come avviene anche per le start up innovative e le PMI innovative) ad accedere ai tradizionali canali del credito.

Con l’equity, una particolare forma di crowdfunding, non circolano donazioni o finanziamenti nella forma rewarding (es. pre-selling o pre-order), ma una vera e propria partecipazione al capitale di rischio. L’Italia da tempo si è dotata (prima al mondo) di una specifica e stringente (forse fin troppo) normativa sull’equity che oggi è riservata appunto solo alle start up innovative e alle PMI innovative. Con i provvedimenti attuativi della Riforma del Terzo Settore verrebbero invece estesi i benefici riservati alle start up innovative anche alle imprese sociali. Non su tutte le piattaforme è possibile fare equity e le procedure sono anche giustamente molto stringenti e sottoposte al controllo di Consob. Tuttavia si tratta di un’opportunità ulteriore che va ad estendere appunto la capacità di raccolta di capitale di rischio. Nel caso dell’impresa sociale – se pensiamo ad esempio alla forma cooperativa – l’opportunità potrebbe essere anche duplice perché andrebbe a rafforzare (lo vedremo alla prova dei fatti, ma almeno teoricamente possiamo sostenere questa tesi) il carattere comunitario e partecipativo, aspetti questi che ritroviamo per altro verso nel crowdfunding, come processo collaborativo dal basso. Qui non si tratta di fare donazioni, ma di partecipare al capitale di rischio. Ma pensate quale potenzialità potrebbe avere ad esempio un crowdfunding equity di un’impresa sociale finanziato dai genitori dell’asilo gestito dall’impresa sociale stessa, o un crowdfunding equity partecipato e finanziato dai pazienti di un poliambulatorio gestito dall’impresa sociale…significa davvero trasformare una parte di servizi del welfare, anche di tipo strutturato, in servizi di comunità, in cui il controllo sociale diventa ancora più forte e la proprietà è direttamente in capo all’utenza. Utopia? Noi pensiamo possa essere più un’opportunità su cui prepararsi. Impresa sociale #staytuned.

5 “Grazie” per i tuoi donatori

Come abbiamo sempre detto la parte più importante della raccolta fondi è la creazione di una relazione con i propri donatori. La creazione di questo rapporto passa anche dal ringraziamento che riserviamo a chi sostiene le nostre cause. Ma attenzione: non basta il semplice “grazie” una volta l’anno o, peggio, una tantum. Maggiore è il contatto e le informazioni che passiamo ai donatori, maggiore sarà la loro soddisfazione e propensione a donare nuovamente.

Vediamo qua di seguito 5 possibili “Grazie” che possiamo utilizzare per coinvolgere i donatori:

Il muro dei donatori

Inserisci sul tuo sito web e nella sala principale della tua associazione uno spazio dedicato ai donatori, in cui poter ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno sostenuto la tua causa. Forse alcuni vorranno mantenere l’anonimato, ma per tutti gli altri non c’è niente di più gratificante del vedere il proprio nome ben visibile nella lista dei ringraziamenti.

“Grazie” multimediale

“Un’immagine vale più di mille parole”. Lo stesso possiamo dire per i video o la musica. E se immagini, video e musica venissero messi tutti insieme per poter “regalare” un grazie carico di emozione a tutti i donatori? Ovviamente dovranno essere utilizzate persone reali, volontari, assistiti, beneficiari delle donazioni e non attori professionisti.

Fornisci esperienze

Spesso crediamo che il ringraziamento sia solo una mail o comunque qualcosa di non “tangibile”.. e perché non pensare ad un ringraziamento che posso far fare un’esperienza al donatore? Possono essere pensate esperienze dirette all’interno dell’associazione o ad attività o eventi collegati. Un’esperienza diretta segnerà in maniera indelebile il donatore, molto più di mille parole (o di un video!)

Racconta la tua storia

Questo tipo di ringraziamento segue direttamente la storia che è stata raccontata al donatore per spingerlo a sostenere la tua causa. Raccontare cosa è stato possibile realizzare grazie alle donazioni ricevute, lo stato dell’arte del progetto, raccontare la storia di chi ha beneficiato dirattamente della donazione.. queste sono solo alcune storie che possono essere raccontate ai benefattori, un modo di riempire il loro cuore di gioia e creare fiducia nei confronti dell’associazione: “noi non siamo tipi da prendi i soldi e scappa, ma ti raccontiamo cosa facciamo grazie a te!”

Aggiorna il tuo database!

Non c’è cosa peggiore che dimenticare il nome di un donatore o sbagliare a scriverlo! Presta molta attenzione all’aggiornamento del database dei donatori da ringraziare.

E tu, ringrazi sempre i tuoi donatori?

Kickstarter arriva in Italia

La notizia è di quelle che non possono passare inosservate: da oggi sarà possibile lanciare progetti di crwodfunding sulla più importante piattaforma internazionale anche dall’Italia. La comunità di finanziatori di Kickstarter copre così 13 Paesi in tutto il Mondo, aumentanto le possibilità di raggiungere i propri obiettivi di raccolta.

Per poter inserire il progetto è necessario che la descrizione e il video siano sia in italiano che in inglese e inserire i sottotiliti in tutti gli idiomi, questo per facilitare la comprensione da parte di tutti gli utenti del globo: la “crowd” di kickstarter infatti è di 8,8 milioni di persone sparse in tutto il pianeta, che nel corso degli ultimi 6 anni hanno finanziato 86mila progetti con oltre 1,6 miliardi di dollari!

Ma perché aprire a progetti italiani, visto che a quanto pare il nostro Paese è molto indietro rispetto ad altre nazioni? A rispondere a questa domanda ci pensa uno dei fondatori, Yancey Strickler, in un’intervista rilasciata a Wired. “Nel 2014 gli italiani hanno sostenuto progetti lanciati da tutti il mondo sulla nostra piattaforma per un totale di 3 milioni di dollari. Segno che c’è spazio per costruire anche un ecosistema locale“. Molto importante nella strategia di Kickstarter è non creare siti separati per ogni lingua, ma di rafforzare la comunità integrandola in un’unica piattaforma di donazione nella quale “il 40% dei fondi è versato da finanziatori che non abitano negli Stati Uniti”. L’Italia è solo l’ultima arrivata in casa Kickstarter, nel corso dell’anno c’era già stata apertura verso altri paesi europei “in Germania” continua Yancey Strickler “abbiamo raccolto oltre un milione di euro nelle prime due settimane, molto bene anche la partenza in Francia. Pochi giorni fa siamo sbarcati anche in Spagna, mentre il Regno Unito, che fa parte del network ormai da tre anni, è ormai diventato il nostro secondo mercato”.

L’intenzione di Kickstarter sembra evidente: creare la più grande una comunity mondiale di donatori, aumentando le possibilità di finanziare i propri progetti. A questo punto gli alibi della mancanza di una platea di donatori o di una cultura di crowdfunding crolla e la “palla” torna nelle mani dei progettisti e dei loro piani di marketing e comunicazione, che diventaranno sempre più i principali attori per il crowdfunding anche nel nostro Paese.

I 10 Comandamenti del Crowdfunding

Ieri sera abbiamo partecipato ad una cena del Rotary Club di Pontedera dedicata al tema del Crowdfunding e, come spesso accade, questo tipo di finanziamento “dal basso” viene giusicato senza costi. E’ vero che è possibile finanziare un prodotto in pre-selling evitando così di anticipare le spese di produzione; allo stesso tempo però ribadiamo spesso come un progetto e, soprattutto, la comunicazione legata al Crowdfunding non può essere improvvisata.

Abbiamo così pensato di stilare una lista di 10 “Comandamenti”, 10 attività necessarie per aumentare le possibilità di successo di un Crowdfunding, alcune delle quali richiedono veri e propri interventi professionali.

1. Dai al tuo progetto un titolo accattivante
Il titolo è il “biglietto da visita” del tuo progetto, deve essere realizzato in modo da attirare l’attenzione degli utenti al primo sguardo. Il titolo deve essere creativo, specifico, motivare le persone e evidenziare l’urgenza e l’importanza della causa.

2. Racconta una storia
Tutte le piattaforme di Crowdfunding richiedono l’inserimento di un video promozionale (video pitch). Il video deve raccontare il progetto in maniera onesta e trasparente, ma anche raccontare una “storia” che appassioni le persone e le spinga non solo a donare ma anche condividere e promuovere il progetto.

3. Comunicazione visiva
Non ci stancheremo mai di dirlo: la comunicazione visiva è uno degli aspetti fondamentali delle strategie online per la raccolta fondi. Chi naviga su internet è sottoposto a moltissime sollecitazioni visive che spesso deviano dal messaggio o dell’obiettivo principale: tutto deve quindi essere studiano alla perfezione, dai colori alla posizione della call to action, alle immagini da utilzzare..

4. Imposta le giuste ricompense
A prima vista la scelta delle ricompense può sembrare banale, ma una ricompensa “sbagliata” può avere due effetti collaterali spiacevoli: se non è interessante difficilmente attrarrà donatori, d’altro lato se troppo costosa rischia di diminuire il netto del finanziamento ricevuto (esempio: se la ricompensa per una donazione di 100 euro è un oggetto che potrebbe costare 80, spendo ben l’80% di quello che ho ricavato!)

5. Chiedi una donazione ai “Family & Friends”
Sono quelli che ci conoscono, che ci vogliono bene e che dovranno essere i nostri primo donatori, quelli che danno uno sprint iniziale al progetto. Le persone sono più portare a donare se vedono altri che hanno già donato prima di loro. Ovviamente ai “Family & Friends” dobbiamo anche chiedere di promuovere il progetto!

6. Costruisci una comunità sui social media
I social media rappresentano il canale principale per la promozione del progetto di Crowdfunding. Riuscire a catturare l’attenzione degli utenti e il loro “like” o la loro condivisione può aumentare esponenzialmente il pubblico raggiunto. Ovviamente la comunicazione social non può essere improvvisata, non possiamo alzarci la mattina e decidere cosa postare su Facebook o cosa su Twitter, occore una pianificazione inziale dei contenuti e, soprattutto, una costante interazione con i follower.

7. Coinvolgi i tuoi supporter
Chi ha supportato un progetto deve essere coinvolto per tutta la durata della raccolta, ma non solo. Gli aggiornamenti devono continuare nel tempo, una volta finanziato il progetto un donatore deve ricevere le ultime novità, deve sapere come sono stati utilizzati effettivamente i suoi soldi. Per coinvolgere gli utenti il web ci fornisce moltissimi strumenti a partire dai social media fino ad arrivare ad email marketing e SMS marketing.

8. Coinvolgi i media
“Non di solo web vive il Crowdfunnding”: alcuni dati (provenienti dagli Stati Uniti) hanno evidenziato come i progetti che sono stati promossi anche tramite i media tradizionali hanno raggiunto cifre 2-3 volte maggiori di quelli ricevute sono tramite Social e sito web. “Convincere” radio, televisione e giornali a parlare di un progetto non è, però, cosa semplice: i media lavorano sulle notizie o comunque su storie che possono catturare l’immaginario collettivo. Dobbiamo quindi essere bravi a raccontare il progetto in modo da “convincere” quel giornalista (o pubblicista) a parlare di noi.

9. Realizza il tuo sito web
“Ma il crowdfunding non lo faccio tramite piattaforme dedicate?” Certo, ma un pagina su una piattaforma con tanti progetti ci permette di raccontare poco di noi e del nostro progetto, un sito web trasmette molta più fiducia e “stabilità”: presentare in modo chiaro chi siamo, dove siamo, i nostri contatti, far vedere i nostri volti, far capire agli utenti che esistiamo realmente e che non è una specie di “prendi i soldi e scappa”. E poi rileggiamo il punto 7: qual’è lo strumento di più facile utilizzo per poter archiviare i nostri progetti passati, presenti e futuri?

10. Ringrazia i tuoi donatori
Sul decimo “comandamento” non ci vogliamo soffermare: ringraziare sempre, anche solo per educazione!

Crowdfunding e reputazione online

Il crowdfunding sta crescendo in tutti i Paesi del Mondo, con un mercato globale oggi si aggira sui 16 miliardi di dollari. Purtroppo con l’aumento dei soldi e dei progetti finanziati dobbiamo aspettarci un aumento di progetti-truffa pensati solamente per racimolare denaro a spese dei donatori. Le piattaforme di crowdfunding hanno sviluppato sistemi e team dedicati per poter monitorare ed eliminare questo tipo di progetti.

Tatiana Kapkan scrive un interessante post sul blog di FundRazr in cui elenca 5 metodi che un donatore può utilizzare per capire quanto sia sicuro il progetto per cui darà il proprio contributo. Vediamo insieme quali sono i controlli da effettuare:

1. “Google it”: termine che in italiano si potrebbe tradurre con “Googlela”. In particolare il Motore di Ricerca può aiutarci a trovare informazioni più approfondite sul progetto e sul creatore.
2. Controlla le pagine social: gli account social sono uno dei veicoli principali con cui promuovere online un progetto di Crowdfunding.
3. Controlla le immagini utilizzate: forse non tutti sanno che è possibile effettuare una ricerca su “Google immagini” caricando una foto dal proprio pc. I risultati che si ottengono? Google ci dice se quell’immagine è stata trovare su altre pagine web. Anche questo è un tipico mezzo utilizzato per i “fake project”: caricare ovunque la solita immagine, magari riferita a contesti o progetti diversi!
4. Verifica la comunicazione con i donatori: la comunicazione verso i donatori è fondamentale, chi non invia feedback dopo la donazione o sugli stati di avanzamento del progetto non è sicuramente degno di fiducia.
5. Controlla l’affidabilità dei testimonial: spesso i testimonial sono persone del tutto inventate o che non hanno alcun collegamento con il progetto, anche in questo caso è bene fare un controllo e Google ci aiuta, basta inserire il nome del testimonial nella ricerca e il gioco è fatto.

L’articolo di Tatiana Kapkan è praticamente di puro supporto per il donatore, noi vogliamo invece capire come deve essere strutturato correttamente un progetto per apparire affidabile agli occhi dei donatori. In particolare risponderemo punto per punto ai controlli indicati precedentemente.

1. La risposta a questo punto è abbastanza semplice: è fondamentale essere presenti nelle pagine di ricerca di Google ALMENO con il nome del progetto che proponiamo. Ovviamente più posizioni occupiamo con il nostro progetto maggiore sarà il credito che avremo, quindi sito web (ottimizzato SEO), pagine social, blog, articoli, comunicati stampa e chi più ne ha più ne metta.
2. Le pagine social devono essere create, ma non basta. I contenuti devono essere pianificati e pubblicati quotidianamente (anche più volte al giorno se possibile), il contatto con i fan o follower deve essere costante, abbiamo 30-40 giorni a disposizione per finanziare il progetto e non possiamo far attendere una risposta su un social più di qualche ora! Altra cosa importante: non acquistare fan o follower per poche decine di euro, aumentano i numeri della pagina ma diminuiscono notevolmente la fiducia degli utenti “veri”
3. Acquistare le immagini online è sicuramente una via facile e conveniente, però non dimentichiamo che per dare valore ad un progetto di crowdfunding dobbiamo far vedere ai donatori chi siamo nella realtà, cosa facciamo davvero e non tramite foto stereotipate che non raccontano niente del progetto
4. Uno dei punti su cui ci soffermiamo maggiormente durante gli incontri con i nostri clienti: la comunicazione verso i donatori deve essere costante, deve essere creato un vero e proprio rapporto con l’utente anche in ottica futura: i migliori donatori sono quelli che hanno già donato una volta!
5. I primi testimonial (e spesso i primi donatori) sono amici e parenti, l’ideale sarebbe avere testimonianze lasciate da donatori sconosciuti quindi la parola d’ordine è “chiedere una recensione ad ogni donatore“, forse ne riceveremo solamente una o due, ma saranno testimonianze vere con un altro tasso di “trust”. Assolutamente da evitare nomi e testimonianze inventate.

Come possiamo tradurre in una sola espressione quanto detto fino ad ora? “Reputazione online“: migliore è la tua reputazione online, maggiore sarà la fiducia trasmetta nei confronti della donatori, maggiori le possibilità di finanziare i tuoi progetti.

E la tua reputazione online a che livello è?

L’Europa a Firenze, si parla anche di crowdfunding e fundraising

Al via la III edizione del Festival d’Europa. Dal 6 al 10 maggio

Centoventi iniziative in 40 location disseminate sul territorio fanno della città di Firenze un grande laboratorio di cultura, spettacolo e sperimentazione su temi europei e non solo. In programma anche la Notte Blu: 50 eventi di musica, teatro, cinema, arte circense, fotografia e live cooking. Ecco la III edizione del Festival d’Europa che si tiene nel capoluogo toscano dal 6 al 10 maggio.

Cinque giorni pieni nei quali si parla di Europa in tutte le sue forme: dalla cultura alla didattica, dalle istituzioni all’economia, dall’Università alla cittadinanza. Occasioni uniche di dibattito dove si affronteranno anche temi scottanti come le politiche migratorie, la sicurezza dei nostri dati e la sorveglianza dei cittadini.

Tra i relatori il Presidente del Consiglio Matteo Renzi; l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; l’Alto rappresentante UE per la Politica estera Federica Mogherini; l’ex premier Giuliano Amato; ex presidente UE, Romano Prodi; il premier greco Alexis Tzipras e altri esponenti della politica internazionale.

Sono coinvolte le maggiori Istituzioni europee, nazionali e locali: Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Istituto universitario europeo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Ufficio di Informazione del Parlamento Europeo in Italia, Consiglio d’Europa, Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Agenzia Erasmus+ Italia/INDIRE, Università degli Studi di Firenze e Camera di Commercio di Firenze. Il Festival è realizzato con il supporto dell’Agenzia Nazionale per i Giovani mentre il coordinamento è affidato a Fondazione Sistema Toscana.

Quattro le iniziative del Festival inserite nelle tematiche economiche, tra queste, l’8 maggio dalle 14.30 alle 17.30, il seminario “Fundraising, crowdfunding e valutazione d’impatto: quali strategie per profit e nonprofit?“.

È un seminario formativo/informativo gratuito sulla valutazione d’impatto sociale ed economico (es. SRoI – Social Return on Investment) dei progetti che tali fondi vanno a sostenere, anche nell’ambito di percorsi di responsabilità sociale d’impresa.

Relatori del seminario sono Emanuele Gambini, amministratore di Myfundraising; Ivano Magno, SEO/SEM di Myfundraising; Enrico Testi e Marco Bellucci, rispettivamente direttore e project manager di Yunus Social Business Centre University of Florence (vedi programma).

Sono disponibili 50 posti per Enti e imprese, professionisti, imprese sociali ed organizzazioni nonprofit interessati al tema. Sarà un momento di confronto sulle strategie di raccolta fondi, sempre più decisive nello sviluppo delle attività e dei progetti delle organizzazioni non-profit ma anche del mondo profit.
Partners dell’incontro sono: Camera di Commercio di Firenze, Yunus Business Centre University of Florence e il laboratorio ARCO, entrambi con sede presso PIN S.c.r.l. Polo Universitario Città di Prato e Myfundraising srls. (sp)

Per iscriversi occorre inviare la scheda di partecipazione entro il 7 maggio p.v. via email a promozione@fi.camcom.it o al numero fax: 055 2750.364.

http://www.festivaldeuropa.eu/
FB https://www.facebook.com/festivaldeuropa
Twitter #FDE15

Crowdfunding: facciamo chiarezza

e ha raccolto oltre 60.000 dollari per realizzare una statua di Robocop, simbolo della città americana.

“Ma in cosa consiste il Crowdfunding?” In linea di principio il concetto è abbastanza semplice: ho un’idea, un progetto o un prototipo e sto cercando finanziatori. Pubblico il mio progetto su una piattaforma e, se ritenuto meritevole, verrà finanziato. Chi sono i finanziatori in questo caso? La “folla” (crowd), donne e uomini comuni che hanno deciso di dare il loro contribuito affinché il tuo sogno non rimanga tale.

Vediamo più in dettaglio i vari tipi di Crowdfunding, definiti dalle piattaforme che ospitano i progetti:

  • Donation based: ospitano progetti per i quali vengono richieste semplici donazioni, senza alcuna ricompensa per il donatore
  • Reward based: ospitano progetti per i quali sono previste ricompense a seconda dell’entità della donazione effettuata.
  • Equity based: attraverso il finanziamento al progetto il finanziatore partecipa al capitale di rischio della società e ne riceve i benefici giuridici e patrimoniali derivanti. L’Italia ha la prima normativa in materia di equity based, oggi riservata alle start-up innovative, in futuro probabilmente anche alle imprese sociali
  • Lending based: E’ la forma di crowdfunding che si fonda su micro prestiti tra privati remunerati a tassi agevolati

Quindi l’unica discriminante è data da “come” e “quanto” un progetto (o la comunicazione strategica che ci sta dietro!) riesca a coinvolgere gli utenti e convincerli ad aprire il portafoglio! Per il resto, nessun limite alla fantasia.. In realtà la questione è più complessa e assume aspetti specifici a seconda del tipo di progetto presentato, del soggetto presentatore, della tipologia di piattaforma (perché ciascuna risponde in qualche modo a business model differenti) così come di altri fattori contestuali e relativi alle strategie digitali adottate. Insomma, una novità di grande interesse, che pare crescere nell’impatto complessivo e nella capacità di mobilitazione di risorse partecipative oltre che di capitali o comunque di risorse, ma un fenomeno diversificato e per questo anche complesso.

Un caso concreto (e di successo) di raccolta fondi online

In questi giorni è stata pubblicata su quasi tutte le testate giornalistiche la notizia di un ragazzo inglese sovrappeso oggetto di scherzi sui social network. La vicenda, per chi non la conoscesse, è molto semplice: un ragazzo in forte sovrappeso è ad un concerto e sta ballando, viene fotografato da alcuni ragazzi che lo prendono un giro e, nella foto successiva, il ragazzo viene ritratto tristemente a bordo pista.

L’immagine è stata postata sulle pagine di 4chan e il ragazzo in soggetto è stato preso di mira dei soliti “bulli da tastiera”. Non è però passato inosservato e alcuni utenti si sono offerti di organizzare una festa in onore del malcapitato riuscendo a raccogliere in pochi giorni ben 40.000 dollari da circa 2.000 donatori. E non è tutto: alla festa parteciperanno anche personaggi famosi del calibro di Moby.

Fin qui la notizia. Quello che vogliamo proporre di seguito è una riflessione su come l’utilizzo della rete possa far raggiungere risultati inaspettati.

Ai nostri clienti ripetiamo spesso che i Social Network sono la leva fondamentale per il successo delle campagne di raccolta fondi. Non solo per raccolte sporadiche, ma nell’ottica di costruire rapporti di fiducia e duraturi con i donatori, che potrebbero in futuro finanziare e addirittura promuovere essi stessi i vostri nuovi progetti.

Ma come usare al meglio i Social nella strategia di Fundraising?

  1. Usa una comunicazione adeguata al tipo di social
    Ogni social network ha una caratteristica propria, da tenere ben presente durante la scrittura dei post, ad esempio un tono troppo (o troppo poco) serio potrebbe determinare il successo o meno di un post, allo stesso modo di un messaggio eccessivamente promozionale. In poche parole: su Facebook il messaggio sarà sicuramente più “semplice” di quello che potrei pubblicare su LinkedIn.
  2. Conosci i tuoi follower
    è importante conoscere chi sono gli utenti che ti seguono o che hanno messo mi piace alla tua pagina. In questo modo potrai utilizzare un linguaggio o un tipo di comunicazione adatto a loro: ad esempio se hai un “pubblico” di ventenni è inutile che racconti di quanto erano belli gli anni ’80!
  3. Posta contenuti che richiamino attenzioni o che suscitino emozioni negli utenti
    Perché la raccolta fondi vista all’inizio di questo articolo ha avuto successo? Perché ha suscitato emozioni, ha colpito il cuore e la sensibilità delle persone che in qualche modo si sono riconosciute nelle sofferenze del ragazzo inglese. E questo è quello che devi trasmettere ai tuoi donatori attraverso i social: trasmetti emozioni, trasmetti la tua passione per quel progetto o quella causa, non basta dire “abbiamo bisogno di soldi” o “aiutaci ad aiutare”, dobbiamo aprire il cuore delle persone. Attenzione: non vogliamo giocare con i sentimenti delle persone, vogliamo solo trasmettere nel modo corretto le stesse emozioni che suscita in noi il progetto. In una parola dobbiamo suscitare “empatia”
  4. Rispondi sempre ai commenti, tagga e cita altre persone, creare relazioni
    Inutile dirlo: la base dei social network (di tutti!) è la creazione di una rete di relazioni. Le relazioni vanno curate nel giusto modo, i nostri “amici” o follower devono sentirsi importanti e non un semplice finanziatore, devono sentirsi partecipi dei successi ottenuti grazie al loro contributi, devono ricevere una risposta ogni volta che commentano un vostro post.
  5. Controlla le statistiche e costruisce le strategie future sulla base dei dati raccolti.
    Non ci stancheremo mai di dirlo: su internet tutto è tracciabile, possiamo sapere se un post pubblicato alle 10 del mattino ha ottenuto più o meno visualizzazioni rispetto a quello pubblicato alle 15. E perché continuare a pubblicare ad un orario o in un giorno in cui sono consapevole che i miei utenti non sono attivi sui social?

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