Fondazioni: le nuove strategie di erogazione fondi

Interpretare le strategie delle Fondazioni per i prossimi anni è fondamentale per impostare un’adeguata modalità di progettazione nel medio periodo per gli Enti di Terzo Settore. Si tratta di un lavoro – unito a quello della relazione istituzionale e del posizionamento del proprio Ente (brand awareness, brand reputation) e della rendicontazione sociale (accountabilty) – che riteniamo fondamentale per intercettare contributi ed opportunità messe a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria, al di là della qualità delle proposte progettuali in sede di partecipazione ai bandi.

Ne parla su “Il Giornale delle Fondazioni” Giorgio Righetti, il Direttore Generale di ACRI, l’associazione che riunisce 86 delle 88 fondazioni di origine bancaria.

Ecco tre tra i principali spunti possono essere riassunti nei seguenti elementi:

  • Sugli strumenti c’è dibattito, soprattutto sul sistema dei bandi che rischia di trasformare gli enti, alla rincorsa per le risorse, in progettifici.
    Lo strumento del bando può essere utile in una strategia proattiva. Un bisogno identificato viene presentato al territorio affinché le varie realtà possano offrire una risposta, attivando le comunità. Ma è uno strumento competitivo. Se voglio creare coesione sociale, allora forse un processo di progettazione partecipata potrebbe essere più idoneo.[…]”
  • La metodologia Acri  di lavoro in rete ha ispirato, visti i risultati, non solo in termini di efficacia dell’azione, ma soprattutto di crescita delle competenze e delle strategie. Lo abbiamo visto nella cultura con FUnder35 per le imprese culturali e creative, il primo grande progetto di sistema che ha fatto outing su un fenomeno e ha generato epigoni.  E poi in NeverAlone per i minori non accompagnati, solo per citarne alcuni.
    Al cambiamento esogeno si associa il cambiamento endogeno.  I tempi sono maturi per affinare sia la strategia sia gli strumenti. In passato le fondazioni avevano un comportamento reattivo sulla base di sollecitazioni esterne.  Oggi partono dall’ascolto, dall’analisi dei problemi e si attrezzano per pianificare le risposte. Il processo erogativo delle fondazioni si va strutturando sempre più in  percorsi partecipativi organizzati. Le fondazioni si aprono al territorio, promuovono tavoli attraverso i quali si analizzano i bisogni e si progetta insieme.”
  • “Può darci qualche anticipazione sui bilanci del 2017?
    I bilanci delle fondazioni sono in corso di approvazione. Dalle anticipazioni che ci sono pervenute possiamo però dire che gli avanzi d’esercizio, che sono la base per le erogazioni future, sono estremamente positivi. Superiamo abbondantemente il 50% in più dell’esercizio 2016. I benefici si vedranno nelle erogazioni 2018 che, presumibilmente, saranno molto positive.”

Quanto costa una campagna di donor automation?

Forse non sai cos’è la donor automation.

È un sistema che permette di mantenere una comunicazione continua con i propri contatti e donatori (o potenziali tali), mediante invio ad indirizzario proprietario di comunicazioni email pianificabili ad intervalli temporali prestabiliti e pre-impostate sulla base di un progetto di invii diversificati nel contenuto in base al comportamento utente manifestato sugli invii precedenti.

Cioè, se non hai una newsletter, la devi avere, ma non è donor automation.

Se non hai un sistema di invio massivo per la newsletter, devi averlo, ma non sei ancora alla donor automation.

Se non basi le tue newsletter sulle statistiche di ricezione, devi farlo, ma non sei ancora alla donor automation.

Potresti basare l’invio delle tue newsletter sul comportamento di ciascuno dei tuoi utenti e performare al meglio i tuoi obiettivi di comunicazione e raccolta fondi. È un obiettivo questo da perseguire e con la donor automation puoi avere tutto questo in un unico strumento.

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Come cambiano le donazioni. E quelle della tua organizzazione?

Spesso da consulenti quando sollecitiamo all’integrazione di sistemi di donazione online, ci sentiamo dire frasi come “…ma i nostri donatori sono in prevalenza anziani, non donano online”, o se indichiamo di fornire online le informazioni del bilancio, ci sentiamo dire frasi come “…ma noi già lo facciamo, lo approviamo in Assemblea dei soci”.

Il cambiamento non è mai facile, anche se desiderabile e desiderato, implica una modifica di abitudini e talora anche di modi di pensare e agire. Tuttavia le cose cambiano anche attorno a noi, che lo vogliamo o meno. E non voler accettare che questo avvenga e che occorre leggere il cambiamento e definire una strategia di adattamento, è una strategia miope. Ciò vale anche per la raccolta fondi, dove è possibile tuttavia avere qualche interessante indicazione sui trend.

Come riporta un recente articolo apparso su Vita.it “Il comportamento dei donatori italiani, però, è in evoluzione continua. Oggi assistiamo ad un forte aumento della digitalizzazione delle relazioni che condiziona anche le modalità di donazione. In Italia quasi tre quarti della popolazione è online (43 milioni di persone), con 34 milioni di utenti attivi sui social media (Report Global Digital 2018); l’83% degli internauti è un donatore – ossia una persona che almeno una volta all’anno ha sostenuto un progetto a finalità sociale – con una donazione media annuale di circa €90 (Donare 3.0 – Doxa Duepuntozero con Rete del Dono e PayPal)”.

Prendiamo un altro segmento, sempre più interessante da sviluppare per la raccolta fondi, quello dei lasciti testamentari. “La generosità degli italiani non conosce crisi e aumentano i connazionali che scelgono di sostenere, con un lascito solidale, progetti e iniziative di organizzazioni no profit impegnate nel fornire un aiuto a chi vive in condizioni di difficoltà.” – riporta un comunicato stampa dello scorso dicembre del Comitato Testamento Solidale, una rete di grandi organizzazioni nonprofit che fondano le loro strategie di entrata sulla raccolta fondi. “Si stima – prosegue la nota – che, dal 2012 ad oggi, il valore economico dei lasciti solidali per il 33,3% delle organizzazioni no profit abbia subito un incremento fino al 10%, tra il 10% e il 20% per l’11% delle associazioni e tra il 20% e il 30% nel 5,56% dei casi.”

Ora che è più chiaro che anche la raccolta fondi evolve, ecco le 7 cose che anche la tua organizzazione dovrebbe fare fin da subito:

  1. Lavorare all’interno dell’organizzazione per sviluppare una cultura del cambiamento che generi atteggiamenti e comportamenti organizzativi (oltre che individuali) pro-attivi al cambiamento, superando le naturali resistenze al cambiamento, i comportamenti conservativi che minano la capacità dell’organizzazione di rinnovarsi
  2. Formare le persone, acquisire nuove competenze, aumentare la consapevolezza e la conoscenza organizzativa (in questo caso relativamente alla raccolta fondi) sono tutti elementi che rappresentano ancora oggi una tra le modalità più efficaci per accompagnare adeguatamente il cambiamento.
  3. Attivare percorsi di networking con altre organizzazioni. Generalmente le organizzazioni (anche nonprofit) che atthttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg reti e rapporti di partnership sono più dinamiche, accedono con più facilità alle novità che il contesto di riferimento propone loro, sono maggiormente capaci di adeguarsi al cambiamento facendo leva su una cultura più aperta e meno conservativa
  4. Informarsi e approfondire per restare aggiornati. Avere informazioni sui trend, aiuta a riflettere rispetto ai cambiamenti di fondo che interessano la raccolta fondi. L’aggiornamento normativo, pur necessario, ad esempio in materia di agevolazioni o di privacy dei donatori, non esaurisce il debito informativo. Saper valutare i trend in atto, aiuta a definire programmi di lungo periodo più capaci di adattare l’organizzazione al cambiamento.
  5. Ricercare. Le ricerche statistiche e le indagini di terzi, quelle ad esempio sui trend generali che abbiamo riportato sopra, non possono essere estere all’universo delle organizzazioni e un trend non è una legge di natura. Per questo è indispensabile comprendere sempre di più chi sono i nostri donatori. Per questo è necessario avere un solido database donatori e acquisire attraverso indagini specifiche e mediante strumenti automatizzati, il comportamento del donatore
  6. Sperimentare soluzioni di raccolta fondi nelle aree su cui i trend dimostrano di avere le migliori performance, compatibilmente con la natura e l’operatività dell’organizzazione, ma senza escludere a priori nuove soluzioni o nuovi ambiti di azione
  7. Pianificare obiettivi di lungo periodo oltre che traguardi di breve termine, ad esempio attivando strategie pluriennali sull’area digital o sui testamenti solidali, pone l’organizzazione di fronte all’esigenza di superare una modalità emergenziale di raccolta fondi e porsi nell’ottica della sostenibilità nel tempo della propria azione.

Bandi per la cultura: alcune opportunità a livello nazionale

Nel corso dell’anno, un po’ per tutte le aree di intervento ed operatività degli Enti di Terzo Settore, vengono emanati da soggetti pubblici e privati bandi e avvisi con opportunità per la concessione di contributi. Un settore di interesse per molti di questi avvisi è la cultura. Di seguito alcune opportunità di rilievo nazionale che sono già attive e in scadenza o che sono proposte nella modalità ‘a sportello’ o a richiesta sempre aperta. Molte altre Fondazioni ed Enti erogativi hanno linee di finanziamento in questo ambito, quelli di seguito indicati sono alcuni interessanti canali da tenere sott’occhio!

Contributi per convegni e pubblicazioni di rilevante interesse culturale – 2017

Promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione generale biblioteche e gli istituti culturali, il bando finanzia esclusivamente convegni e pubblicazioni di elevato interesse culturale, non corsi di formazione o attività interne alle organizzazioni di carattere informativo o divulgativo ecc. Possono richiedere il contributo (cofinanziato al 50%) – la scadenza è prevista per il 31 gennaio – le associazioni, le fondazioni ed altri organismi senza fini di lucro, costituiti con atto pubblico ed operanti sul territorio nazionale.

Premio CULTURA + IMPRESA

Federculture e The Round Table, in collaborazione con Fondazione Cariplo, Fondazione Italiana Accenture e Veronafiere e ALES hanno istituito il Premio Cultura+Impresa che ha l’obiettivo di premiare i migliori progetti di Sponsorizzazione e Partnership nel settore culturale, di Produzione culturale d’Impresa, e di attivazione dell’Art Bonus, valorizzando la presenza e il ruolo sia dell’Operatore culturale che dell’Azienda.

UPA per la cultura

UPA è un’associazione tra importanti aziende che investono in pubblicità e in comunicazione in Italia e ha l’obiettivo di fare matching tra richieste di sponsorizzazione e sponsor/partner su progetti culturali nei seguenti ambiti settoriali: Ambiente, Archeologia, Architettura, Arte, Cinema, Danza, Libri, Musica, Scienze, Storia, Teatro. I progetti devono essere presentati non meno di sei mesi prima dalla data di avvio del progetto.

Siete interessati a qualche bando? Contattateci per supportare la progettazione tecnica, il budgeting o la costruzione della partnership.

Raccolta (e impiego) di fondi e valutazione d’impatto sociale

“In Italia solo l’8% delle fondazioni dichiara di avere una metodologia per valutare l’impatto sociale generato dai propri interventi filantropici, mentre il 56% delle ong adotta una Theory of Change (ToC), innovativo approccio metodologico per raggiungere i propri obiettivi strategici. Il 23% di queste lo fa proprio per impostare un sistema di valutazione dell’impatto. Eppure si tratta di un ambito in cui le organizzazioni non profit dovranno necessariamente rafforzarsi, come previsto dalla legge per la riforma del terzo settore (il cui giro d’affari complessivo in Italia è stimato attorno ai 65-70 miliardi di euro), che richiede a tutti gli enti senza scopo di lucro – secondo modalità ancora da definire – di dar conto del proprio impatto sociale.” Così un recente articolo apparso su Italia Oggi il 24 ottobre u.s.
La questione della valutazione dell’impatto sociale è ‘esplosa’ per così dire con la Riforma del Terzo Settore che la introduce nell’impianto normativo come una novità per gli Enti del Terzo Settore. Da tempo l’impiego dei fondi, es. il 5X1000, richiedono una modalità di rendicontazione che sta evolvendo non solo in termini di restituzione dell’output o degli outcomes, cioè delle realizzazioni fatte con i fondi o dei risultati conseguiti direttamente dai beneficiari dei progetti e dei servizi, ma in termini di impact appunto. Ma cosa voglia dire effettivamente misurare l’impatto e cosa significhi impatto sociale e quali metriche si possano utilizzare, questo è già più complesso.

“La valutazione dell’impatto sociale” – prosegue l’articolo sopra citato – “è stato uno dei temi centrali del V Lang Philanthropy Day che si è svolto oggi a Palazzo Clerici di Milano, realizzato da Fondazione Lang Italia.
Nel corso della giornata è stato presentato il primo studio in Italia in grado di dimostrare quanto i servizi nell’ambito dell’accoglienza e della cura dei minori in condizioni di disagio incidano positivamente in termini di risparmio per la collettività. La misurazione è stata effettuata da Fondazione Lang Italia sull’operato di Caf Onlus – Centro Aiuto Minori e Famiglie.  L’analisi, che ha utilizzato l’indicatore SROI – Social Return On Investment, stima che ogni euro investito dall’associazione per svolgere i suoi principali servizi abbia generato un valore di 3,1 euro in termini di risparmio per la collettività.
Il risparmio stimato è calcolato tenendo in considerazione diverse voci di spesa che, grazie all’operato di CAF Onlus, non graveranno più sulle casse dei comuni e dello stato. Tra queste, ad esempio, i costi per le cure sanitarie dovute a maltrattamenti, i costi scolastici straordinari e di accoglienza in comunità e quelli per gli interventi dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e per l’attivazione dei Tribunali.”
Già nel 2015 come Myfundraising avevamo introdotto il tema del fundraising e dell’impatto sociale nell’ambito di un seminario organizzato presso la Camera di Commercio di Firenze in partnership con il Dipartimento di Economia dell’Università di Firenze. Oggi possiamo trovare numerosi convegni e scuole di formazione che si occupano di valutazione d’impatto e fundraising. E – come si vede – il tema è diventato di attualità anche per gli erogatori di fondi.
Myfundraising può offrire alle organizzazioni nonprofit la propria consulenza per la valutazione d’impatto sociale con il metodo SROI – Social Return On Investment. Contattaci ora!

Chi sono gli italiani che donano….

…e voi conoscete i vostri donatori?

In occasione della giornata del dono celebrata il 4 ottobre scorso, l’Istituto Italiano della Donazione ha reso noti i risultati sintetici di alcune ricerche commissionate in materia di donazioni.

Uno degli aspetti toccati da una di queste ricerche ha riguardato “I profili degli italiani che donano”. La nota diffusa dall’IID sul proprio sito istituzionale riporta come

“L’indagine ha anche tracciato un profilo dei donatori italiani: si tratta principalmente di persone di età adulta o matura (dai 45 anni in su) con risorse culturali ed economiche elevate ed accentuata presenza femminile. Tra le professioni si evidenziano i dirigenti e gli impiegati di alto livello. Data l’età, si registrano pensionati, famiglie in un ciclo maturo (con figli grandi) e persone che vivono da sole. “I donatori italiani – ha commentato Paolo Anselmi – sono persone sicure di loro stesse e delle proprie capacità, che approcciano la vita con apertura, coinvolgimento ed interesse verso ciò che accade nel mondo. Sono soddisfatte della propria vita e dei traguardi che hanno raggiunto: di conseguenza investono tempo ed energie sia nella sfera privata (famiglia, amici, viaggi, attività fisica, cultura..), che in quella sociale. Sono spesso impegnate in attività di volontariato e mostrano una spiccata sensibilità verso le tematiche di natura etica ed ambientale. Il tempo libero viene trascorso in modo attivo fra molteplici interessi culturali, come la visita a musei, la lettura, gli spettacoli teatrali e passatempi attivi. Anche la loro esposizione ai mezzi di comunicazione è positiva: coerentemente con il profilo psicografico – curiosità, ricerca di informazioni e molteplici interessi culturali – si tratta di persone con una dieta mediatica eterogenea, caratterizzata dalla lettura sia della stampa quotidiana che di magazine”.

Ma qui arriva il bello, quanto la tua organizzazione conosce i propri donatori? Il discorso sulla profilazione verte almeno su due aspetti: un primo aspetto riguarda la definizione delle ‘personas’. Sì, non abbiamo sbagliato a scrivere, vogliamo dire proprio ‘personas’. Non basta infatti segmentare il proprio pubblico in categorie (ad esempio, in base all’età, al sesso, alla professione, agli interessi ecc.), non basta definire il proprio target scegliendolo tra quelli identificati nel lavoro di segmentazione, ma è ormai indispensabile – anche per i donatori – definire le personas, descrivendone le caratteristiche idealtipiche anche in base ai dati che si hanno a disposizione. La domanda di fondo che muove la definizione delle personas è ‘di cosa ha bisogno il mio donatore?’

Per questo è utile avere un progressivo tracciamento e monitoraggio del comportamento del donatore, fin dal momento in cui è semplicemente una persona interessata, un contatto e naturalmente poi ancor di più quando diventerà donatore o magari donatore ripetitivo, regolare ecc. Ogni comportamento, ogni elemento ulteriore di conoscenza è prezioso. Sia per affinare la definizione delle personas (questa vi aiuterà a costruire meglio le vostre strategie di raccolta fondi e di promozione delle campagne), sia per conoscere in maniera puntuale il singolo donatore e implementare una strategia di comunicazione, promozione e raccolta fondi completamente personalizzata.

Oggi esistono modalità (es. noi di Myfundraising utilizziamo la ‘donor automation’) che consentono di lavorare su questi aspetti, ottimizzando le risorse investite nella raccolta fondi e nella comunicazione promozionale, e di acquisire e ragionare attorno ad informazioni sul comportamento del vostro utente donatore.

Perdona ora la domanda retorica, ma non possiamo fare a meno di farla: Vuoi davvero fare un salto di qualità (e con tutta probabilità anche di quantità) nella raccolta fondi per la tua nonprofit? È il momento di investire su questo aspetto. E se il proposito è davvero convinto, parti da subito, non puoi più rinviare pensando che ormai la prossima campagna è già impostata (se fai così non comincerai mai!), dedica subito energie e risorse sufficienti alla ricerca sulla profilazione dei donatori e all’impostazione di una database che ti faccia conoscere e monitori il comportamento di ciascuno dei tuoi donatori. Se ti abbiamo convinto, non resta che contattarci!

Come potenziare il tesseramento associativo con la Donor Automation

In prossimità della fine dell’anno, le associazioni riprogrammano le attività di tesseramento che propongono ai propri iscritti e alla cittadinanza. Il tesseramento per un’associazione non è solamente un’importante occasione di raccolta fondi, ma una vera e propria attività di coinvolgimento dei propri iscritti e dei potenziali associati per far conoscere chi si è e cosa si fa.

Molti utilizzano il direct mailing con spedizione di una comunicazione cartacea e di un bollettino postale per il rinnovo, altri una strategia fondata sul ‘porta a porta’ consegnando direttamente la tessera o dando la possibilità di un rinnovo differito tramite bollettino o altro versamento, altri associano più strategie, incluse quelle digitali, in particolare attraverso il mailing.

Qualunque sia la vostra strategia pensiamo che la ‘donor automation’ possa essere una valida soluzione da integrare alla vostra modalità principale.

La donor automation è una modalità di comunicazione personalizzata che, grazie ad una pianificazione di invii successivi di comunicazioni (es. per email) risponde al comportamento utente. Nel nostro caso sarebbe utile impostare una campagna con comunicazioni successive che ad esempio raccontino che cosa l’associazione fa e perché è importante associarsi, quali sono stati i principali risultati e quali invece le sfide di fronte, invitando ad unirsi al gruppo di soci per conseguire i risultati attesi, sollecitare chi ancora non ha rinnovato ecc. Il comportamento utente sarà diverso. Ad esempio potrebbe aprire la mail e rinnovare la tessera online, oppure non aprirla alla prima comunicazione ma ad una successiva. Potrebbe utilizzare il bollettino postale ecc. Anche il versamento con la donor automation è tracciabile perché può essere aggiornato manualmente se la tessera è pagata direttamente in contanti, oppure viene tracciato in automatico il versamento online o con bollettino postale con codice di tracciamento prestampato. Il tutto con il vantaggio di avere un quadro non solo statistico degli invii di email, ma anche personale, utente per utente, cosa che per il tesseramento ha davvero una rilevanza notevole.

Su Myfundraising.it puoi fare il preventivo gratuito della tua campagna di donor automation per il tesseramento, scaricando il preventivo senza impegno sulla tua posta elettronica. Chiedici come fare info@myfundraising.it

Riforma del Terzo Settore, fundraising e la nuova Fondazione Italia Sociale

Come cambierà il fundraising per il Terzo Settore alla luce della Riforma del Terzo Settore varata nei mesi precedenti e alla prova con l’emanazione e l’entrata in vigore settimana dopo settimana dei primi provvedimenti attuativi?

È una delle domande che i fundraiser e le organizzazioni nonprofit (soprattutto) si stanno facendo. Se non vi state facendo questa domanda, vi invitiamo a riflettere sull’argomento perché non è per nulla banale. Non parliamo qui delle agevolazioni sulle donazioni, argomento che abbiamo già trattato in una precedente news a cui vi rinviamo a questo link. Vogliamo affrontare un approfondimento su una delle novità di questi ultimissimi giorni, passata forse un po’ sotto silenzio, ma che costituisce un importante e rilevantissimo tassello della Riforma: la nascita di quella che è stata già da alcuni ribattezzata l’IRI del sociale!, la Fondazione Italia Sociale.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 9 settembre u.s. (A questo link è possibile visualizzare e scaricare il testo del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 luglio 2017 Approvazione dello statuto della Fondazione Italia Sociale. (17A06261) (GU Serie Generale n.211 del 09-09-2017) nasce la Fondazione Italia Sociale.

Essa viene varata con lo scopo di sostenere, mediante l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore. La sua connotazione è tuttavia già orientata fin dallo Statuto (art. 2) a sostenere alcuni particolari settori e tipologie di progetti, ossia quelli caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con alto impatto sociale e occupazionale e rivolti a territori e soggetti svantaggiati.

Dalla strumentazione che lo Statuto assegna alla neonata Fondazione, si comprende il taglio che avrà e (probabilmente) anche la rilevanza alla luce delle strategie che gli Enti di Terzo Settore adotteranno nella ricerca del mix di risorse per il loro sostentamento e il loro sviluppo. La Fondazione si propone in qualche misura come soggetto (rilevantissimo a livello nazionale – sembrerebbe, dunque interlocutore soprattutto per i big e le reti di Terzo Settore) che investe in progetti anche imprenditoriali degli ETS, si propone come intermediario per la costituzione di fondi di investimento sociale, investe in strumenti di finanza sociale, promuove la raccolta diretta o indiretta di fondi (anche tramite crowdfunding o altre iniziative donative), solo per citare alcune delle attività che può esercitare nelle forme previste dalle diverse normative che entrano in gioco. Un ruolo quindi a cavallo tra fundraising e sviluppo di strumenti e opportunità di finanza sociale. Una realtà che in molti, già nei mesi scorsi in cui la Riforma era in fase di elaborazione e discussione, hanno salutato un po’ come inutile o persino dannosa o come l’ennesimo ‘carrozzone’. Non possiamo al momento dire se questi timori siano o meno infondati, sicuramente è uno strumento interessante, almeno per una parte di Terzo Settore (che anche per le proprie affiliate, si pensi appunto alle Reti di ETS), può costituire un partner di sviluppo molto interessante.

Sicuramente l’orientamento che tale strumento ha e che il Legislatore ha inteso imprimere nelle meta strategie di sviluppo del Terzo Settore vanno almeno in due/tre direzioni fondamentali:

  1. La prima è quella di generazione dell’impatto. La fase storica di sviluppo del nonprofit anche in micro realtà molto frammentate sembra esaurirsi. La parola d’ordine è impatto, e questo si genera attraverso interventi molto rilevanti anche dal punto di vista dell’investimento economico ed organizzativo, che necessariamente devono vedere protagonisti soggetti che per loro dimensioni o per la capacità di aggregazione di reti, sono in grado di sostenere adeguatamente questo modello;
  2. La seconda linea di sviluppo è quella imprenditoriale/occupazionale. Il Terzo Settore, guardando almeno questo strumento e alcuni punti che abbiamo precedentemente sottolineato, è una leva di sviluppo sociale e territoriale, inclusiva, che sempre più è chiamata o spinta in qualche misura ad approcciarsi con la sua dimensione ‘produttiva’ di beni e servizi ad elevato contenuto occupazionale inclusivo.
  3. La terza linea è l’avvicinamento a strumenti di finance e donation avanzati, anch’essi in grado di generare impatto e produrre i propri vantaggi nel medio/lungo periodo. Un terreno sul quale il Terzo Settore (specie quello produttivo) negli ultimi anni si è progressivamente mosso, anche grazie all’attenzione che ad esempio parte del sistema creditizio ha riservato attraverso la disponibilità di strumenti finanziari dedicati a questa tipologia di Enti. Un terreno che sembra evolvere verso strumenti a maggiore impatto anche in questo caso.

Il Natale si avvicina, anche per fare fundraising!

Ogni anno nel periodo estivo ricordiamo come si avvicini a grandi passi il Natale. Fa un po’ strano parlarne quando ancora siamo sotto l’ombrellone, ma molte associazioni e nonprofit hanno già progettato da alcuni mesi la loro prossima campagna di Natale. Anche l’anno scorso avevamo messo in allerta le non profit che ci seguono, già a luglio con questo articolo….quest’anno vi abbiamo fatto fare le ferie, ma adesso non ci sono più alibi, pensiamo al Natale!

Quest’anno vi proponiamo un’idea che potrete integrare in ogni campagna di Natale che state immaginando, su cui se vorrete possiamo aiutarvi con soluzioni mirate!

La prima è quella di avviare una campagna nurturing a sostegno della raccolta fondi. Vi chiederete certamente che voglia dire ‘nurturing’. Partiamo da un punto essenziale: se volete conquistare i vostri donatori, solo una parte di essi probabilmente nella prossima campagna di Natale (che facciate un banchetto, una cena solidale, un concerto, una raccolta online, un’asta benefica ecc.) sarà un nuovo donatore, acquisito proprio in questa occasione. La maggior parte solitamente appartiene a quella categoria di donatori fidelizzati con cui avete rapporti da anni e che conoscete bene. Sicuramente però avrete nelle vostre liste di donatori anche coloro che da tempo non stanno donando, coloro che hanno magari avuto solo contatti sporadici, chi ha diminuito la propria donazione ecc. ecc. In tutti questi casi dovrete adottare comportamenti diversi. Non si tratta solo di acquisire o di fidelizzare, entrambi gli obiettivi presentano una molteplicità di situazioni e di comportamenti. La vostra strategia di fundraising dovrebbe adattarsi a questi diversi comportamenti per essere più efficace.

Pensate ad esempio alle comunicazioni promozionali della vostra campagna di Natale. Quante email inviate? A chi? Tutte insieme? Tutte uguali? Non trascurate questo aspetto della comunicazione. Pensate ad integrare i media a seconda dei vostri target (non dimenticate le comunicazioni cartacee, la promozione generalista sui media che raggiungono il vostro pubblico di riferimento, ma anche l’online!). Pensate però a diversificare la vostra comunicazione, non pensate che questo sia un lavoro inutile, accessorio o riservato solo ad organizzazioni iper organizzate e che voi non avete mezzi e possibilità di farlo. Oppure che, al contrario, i vostri operatori o volontari sanno già fare tutto e non si può fare meglio o di più. Provare a mettersi un po’ in discussione talora aiuta a migliorare o quantomeno a non replicare errori fatti in passato.

L’idea che pensiamo possa innovare davvero la vostra campagna di Natale, è l’applicazione delle strategie della cosiddetta marketing automation. Questa è uno strumento che permette di avere una comunicazione continua con i propri soci e donatori (o potenziali), basata sui loro comportamenti e le loro preferenze: tramite la creazione di apposite condizioni di invio e filtri è possibile segmentare in maniera dettagliata le liste email dell’organizzazione e automatizzare l’invio di email o sms solo al target migliore per quel tipo di informazione. Il miglior modo per «relazionarsi» con i sostenitori ed avere un database sempre aggiornato con i propri donatori. Il tutto partendo da un semplice indirizzo email.

Questi strumenti vi permettono di:

  • fare una importazione di liste di indirizzi email (dal vostro indirizzario a cui proporrete la campagna di Natale)
  • Creazione TAG e campi personalizzati per segmentazione delle liste (in modo tale che possiate poi fare comunicazioni più ‘personalizzate’)
  • Gestione TAG automatizzata in base al comportamento utente (se ad esempio avete i regali solidali di Natale sul vostro sito web, potete tracciare chi vi acquista online e non inviargli ulteriori comunicazioni per sollecitare l’acquisto dei regali, dato che lo ha già fatto!)
  • Integrazione con il sito web per il tracciamento dell’utente e delle donazioni (terrete così lo storico del comportamento del singolo donatore e capirete cosa proporre anche per il futuro…)
  • Tracciamento donazioni online, tramite bollettino postale. Avrete di fatto un database aggiornato!

 

Non ultimo la possibilità di fare campagne nurturing di email marketing con invii successivi di comunicazioni pre-impostate e pianificabili. Nurturing significa nutrimento, nutrimento per i vostri donatori di comunicazioni e sollecitazioni alla donazione sull’obiettivo della vostra campagna di Natale. Facciamo un esempio: potreste impostare un ciclo di email da inviare nell’arco di un mese che si differenziano a seconda ad esempio se l’utente apre o non apre la comunicazione che gli inviate o se ad esempio dona con il bollettino postale o meno. Inoltre, se ha già effettuato la sua donazione per la campagna di Natale, potreste proporre una email differenziata (non ancora una volta dona per questo Natale!), di invito a inviare ai propri amici e conoscenti la mail della campagna, in modo da farlo diventare il vostro personal fundraiser!

Insomma, avete capito, qualunque obiettivo abbia la vostra campagna di Natale, qualunque iniziativa od evento vogliate organizzare, potrete abbinare questo sistema per potenziare la vostra capacità di sensibilizzare e convincere i vostri contatti a donare!

Perché dovresti avere uno shop online per i regali solidali?

Molte organizzazioni nonprofit organizzano banchetti solidali in occasione di mercatini e feste locali, proponendo ai propri donatori piccoli gadgets, o piccoli lavori e manufatti talora realizzati con la collaborazione degli utenti dei loro servizi.

Le grandi organizzazioni nonprofit hanno organizzato veri e propri set di gadgets o materiali vari personalizzati con logo e grafica dell’associazione. Una sorta di catalogo vero e proprio di regali solidali. Spesso ne sentiamo parlare in occasioni speciali dell’anno, ad esempio per il S.Natale, ma ormai in occasione di molte ricorrenze, da San Valentino, alla festa della Mamma, alla S.Pasqua ecc. troviamo un’offerta personalizzata di regali solidali. Così come per eventi personali quali compleanni, battesimi, prime comunioni, matrimoni, lauree…

Anzitutto dobbiamo organizzare la parte di produzione e distribuzione dei regali solidali. E’ importante essere pronti sia ad avere la disponibilità di cartoline piuttosto che tazze o t-shirt in quantità e qualità adeguate, avere un piano di promozione dei regali solidali, fare promozione sulla rete corporate, e organizzare anche le spedizioni!

Ma avere tutto questo e non avere un sito web dove poter mostrare i regali solidali e poterli mettere a disposizione online ai propri donatori, è un problema.

Le statistiche sul commercio online e sulla propensione degli utenti a fare acquisti e donazioni online è costantemente in crescita, alcuni dati addirittura con aumenti a doppia cifra percentuale anno su anno. Questo significa che le persone sono sempre più tendenzialmente portate a acquistare online. Pensate che non faranno acquisti online di gadget solidali? Provate, magari anche incentivando l’acquisto, facilitando l’ordine e la spedizione…

E se sei interessato ad implementare questa opportunità per la tua associazione richiedici ora maggiori informazioni »

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