La rete come modello per il fundraising

Ci sta capitando sempre più come consulenti di fundraising di incontrare non più solo singoli soggetti nonprofit, cioè singole organizzazioni di volontariato, associazioni o cooperative sociali, ma veri e proprie reti di soggetti nonprofit (e non solo). Si tratta di gruppi, centri servizi per il volontariato, consorzi, ma anche reti non necessariamente formalizzate in una soggettività giuridica che aprono ad una dimensione diversa per quantità ma anche per qualità della consulenza direzionale in ambito fundraising.

Sempre più soggetti di coordinamento, reti e gruppi nonprofit, si accorgono che la dimensione di rete appunto, è una dimensione capace di generare valore aggiunto se adeguatamente coltivata e promossa, anche oltre le economie di scala, la capacità di avere maggiore forza contrattuale in gare o progettualità comuni o per le attività istituzionali di rappresentanza che generalmente stanno alla base della loro costituzione.

Ebbene, c’è un valore aggiunto che può essere evidenziato e potenziato, inerente la dimensione intrinseca della rete o del coordinamento o del raggruppamento. Si tratta in particolare della capacità di presentarsi ai propri target di riferimento (soggetti, comunità, potenziali donatori ecc.) come tale e non semplicemente come la somma di soggetti singoli. Questo significa un cambiamento di prospettiva particolarmente profondo da accompagnare con un adeguato intervento di definizione di strategie e strumenti per governare tale dimensione.

Così il nostro intervento, necessariamente integrato, si fonda su un progetto multilivello (sui singoli soggetti della rete, e sulle aggregazioni dei soggetti) che interviene almeno sui seguenti ambiti operativi:

  • La comunicazione, che diventa una leva capace di dare armonicità e identità alla rete come tale, coordinando adeguatamente in un progetto integrato appunto non solo i diversi media (tradizionali, audiovisivi, digitali) ma i diversi soggetti, moltiplicando così la capacità di rappresentazione della rete, restituendo un’immagine adeguata alla struttura reticolare, potenziando le attività promozionali (di vendita di beni e/o servizi, così come di raccolta di donazioni o di ricerca di volontari);
  • Le attività di raccolta fondi in senso stretto, di tipo tradizionale ovvero anche nell’ambito digital, necessitano di un coordinamento e di conseguire i propri risultati a partire proprio dalla logica dello scambio di rete, potenziando così la capacità di penetrazione nei contesti e tra i donatori potenziali;
  • Infine, non per ultimo, il coordinamento e l’integrazione delle strategie digitali all’interno della rete, si pensi ad es. alle attività promozionali che possono essere svolte nell’ambito di progetti di crowdfunding che coinvolgano reti di soggetti e non solo singole nonprofit, così come ad attività di email marketing o a campagne social media martketing che allo stesso modo vedano coinvolti in maniera integrata più soggettività.

Si tratta di una prospettiva di grande interesse, su cui ancora poco si sta studiando. E’ per tale ragione che stiamo promuovendo un protocollo d’intesa con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa che da tempo studia reti nonprofit e del volontariato, avendo prodotto tra l’altro una riflessione scientifica e anche pubblicazioni di livello nazionale e internazionale di grande interesse. Ci auguriamo che tale protocollo possa essere concluso nelle prossime settimane e cominciare a produrre attività ed iniziative che vadano quindi anche a sviluppare questa riflessione più direttamente legata alla raccolta fondi.

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