Il crowdfunding in Italia: report 2018

E’ stato pubblicato in questi giorni a cura di Starteed il report 2018 sul fenomeno del crowdfunding in Italia. Il report sta diventando un appuntamento annuale per analizzare le dinamiche e le performance della raccolta fondi online sotto le diverse specie: da quella donation, a quella reward based, fino al lending e all’equity che sta attraversando un periodo di grande successo.

Noi di Myfundraising lo abbiamo letto per voi e naturalmente se ne avete la possibilità vi invitiamo ad approfondirlo. Di seguito vi riportiamo alcuni dati significativi:

  1. Il totale raccolto solo nel 2018 ammonta ad oltre 111 milioni di euro, quasi la metà rispetto agli oltre 244 milioni di euro complessivamente raccolti tramite crowdfunding fino al 2018. Significa che lo scorso anno si è registrata una crescita esponenziale, grazie soprattutto ad un ampliamento della normativa in materia di equity che ha prodotto un’espansione molto significativa
  2. A crescere sono tutte le forme, non solo l’equity. Significa che il crowdfunding si sta complessivamente affermando come una modalità di raccolta fondi (e non solo) almeno di carattere complementare alle altre strategie e canali, sia sul versante nonprofit con le donation e le reward based platform, sia in ambito profit sempre con il reward e l’equity based appunto. In forte espansione anche il lending che nel 2018 quasi raddoppia la raccolta complessivamente raggiunta dal 2015. Aumentano anche il numero di piattaforme, proporzionalmente soprattutto per il lending e l’equity.
  3. Il valore medio raccolto varia molto naturalmente a seconda della tipologia di crowdfunding e va dai 4066 € per i progetti donation/reward, ai 284319 € per i progetti in equity crowdfunding. Anche il numero di progetti è molto variabile, oltre 12mila progetti donation/reward e poco più di 300 (comunque molti) per l’equity.
  4. Il report approfondisce inoltre le partnership di finanziamento che il crowdfunding ha saputo attrarre e l’interesse anche degli Istituti di Credito con la promozione in molti casi di specifiche piattaforme.
  5. Le sfide che sembrano essere maggiormente avvertite dal panel della ricerca, riguardano l’ottimizzazione delle strategie di supporto ai progettisti, anzitutto per delineare quei progetti che non sembrano idonei (anche alla prova dei fatti) per una campagna di crowdfunding.
  6. Tra le potenzialità che vengono sottolineate vi è senz’altro quella che un progetto di crowdfunding possa costituire una sorta di pre-validazione del proprio progetto da parte del mercato (nonprofit o profit che sia), e questo può delineare lo strumento come un valido aiuto nelle modalità di approccio al proprio mercato di riferimento che va oltre l’obiettivo secco di raccolta.

Scarica qui il Crowdfunding in Italia – Report 2018

Fundraising: migliora le performance da ora

Uno dei problemi principali avvertiti dalle organizzazioni che raccolgono fondi è che i processi di miglioramento sono lenti e i risultati spesso stentano ad arrivare.

Sappiamo naturalmente che si tratta di un processo normale e che le fonti del miglioramento delle performance risiedono in vari fattori, interni come esterni all’organizzazione, relativi ad aspetti più di carattere strategico o, al contrario, più di taglio operativo, di risorse disponibili da investire, di capacità di controllo dei processi, di reputazione dell’organizzazione, di scelta dei canali di promozione, della ‘competizione’ con altre organizzazioni presenti sul territorio o similari per missione e causa promossa ecc.

Questo naturalmente costituisce una verità e chi propone (o millanta) di avere strepitose soluzioni immediate e vincenti per moltiplicare i risultati della raccolta fondi, sta mentendo o sa di mentire. I processi di miglioramento sono senz’altro lenti, ma uno dei problemi principali è che spesso sono lenti a causa delle stesse organizzazioni.

Facciamo un esempio: spesso capita che le organizzazioni si interroghino su come ampliare la propria raccolta fondi e si imbattano (magari perché suggerito da un consulente) nella necessità di adottare un database donatori. Sappiamo che senza uno strumento e una modalità costante di classificazione, analisi, ricerca sul database donatori, il fundraising non trova la giusta strada per crescere. Ebbene, altrettanto di sovente, le organizzazioni si fermano a questo punto, immaginando magari percorsi (o scorciatoie) più rapidi e meno costosi.

Queste situazioni costituiscono veri e propri ‘blocchi’ per le organizzazioni che pur ravvisando la necessità di innovare non compiono il passo fondamentale per farlo, avviare il percorso. Se non muovi il primo passo, potremmo dire con un’ovvietà, non potrai fare neanche il secondo e così via. Il primo fondamentale requisito che pertanto è richiesto per chi vuole innovare è la determinazione nella direzione del cambiamento. Se vuoi migliorare, se vuoi aumentare, se vuoi intraprendere nuove strade, devi cambiare qualcosa. Non c’è alternativa a questo assunto. Devi cambiare qualcosa.

Il secondo punto è che devi farlo ora. Senza esitare, fallo e basta. Sbaglierai? Possibile, ma hai comunque fatto un passo in avanti che ti consentirà di farne un altro correggendo il primo. Se non fai neanche il primo certo non correrai il rischio di sbagliare, ma le cose resteranno come sono o, peggio, daranno progressivamente risultati meno soddisfacenti.

Allora la questione è anzitutto di metodo. Myfundraising propone un metodo innovativo e pragmatico, fondato sui più diffusi modelli di gestione per la qualità che andiamo ad applicare alla strategia principale di raccolta fondi dell’organizzazione.

Eccolo brevemente in cinque punti:

  1. Chiediamo al board dell’organizzazione la condivisione del metodo e degli obiettivi che saranno definiti, la disponibilità a seguire le indicazioni che verranno fornite, l’impegno a fare ogni sforzo con noi per attuare quanto abbiamo condiviso. L’intero percorso vedrà alcuni momenti nei quali formalizzeremo gli impegni reciproci e avremo modo di valutare i vari aspetti, inclusi i risultati, in modo partecipato. Soprattutto formeremo una squadra, un team di lavoro, sarà la risorsa principale per attuare il cambiamento.
  2. Cominciamo a lavorare a partire da alcune metodologie condividendo un albero dei problemi e un albero di obiettivi, con ipotesi e precondizioni. Individuiamo quindi un piano operativo con obiettivi di miglioramento sostenibili e raggiungibili in un tempo breve (da uno a tre mesi). Predisponiamo una WBS (Work Breakdown Structure) con la quale definiamo attività e compiti e un Diagramma di Gantt, con il quale stabiliamo la sequenza delle azioni e la loro durata. Mezzi, costi e la definizione di indicatori specifici completa il logical framework del nostro progetto.
  3. Un nostro consulente farà da project manager e sarà responsabile dell’attuazione del piano operativo. Tutti coloro che saranno coinvolti avranno compiti ben definiti e tempi di attuazione assegnati. Tutto il team avrà la giusta motivazione per conseguire, insieme, il risultato atteso.
  4. Arriva la fase di realizzazione, è il momento in cui tutto il team di lavoro sarà impegnato nell’attuazione del piano, azione dopo azione. Tutto sarà adeguatamente monitorato per mantenere dritta la barra sul piano di lavoro e verificare i risultati conseguiti. La valutazione finale consentirà di vedere quale cambiamento saremo stati in grado di produrre.
  5. Comunichiamo a tutti il nostro lavoro. Sarà stato un lavoro impegnativo, ma siamo certi anche molto produttivo. E sarà senz’altro la premessa per un nuovo piano!

Cerchiamo a questo punto di anticipare una domanda che probabilmente caro lettore ti starai facendo. Ma quanto costa? Riusciamo a condividere con i consulenti il rischio connesso con il lavoro da fare?

Non resta che chiedere informazioni. Contattaci ora!

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy. Dichiari di accettare l’utilizzo di cookie o altri identificatori chiudendo o nascondendo questa informativa, cliccando un link o un pulsante o continuando a navigare in altro modo. Maggiori informazioni