Riforma del Terzo Settore, fundraising e la nuova Fondazione Italia Sociale

Come cambierà il fundraising per il Terzo Settore alla luce della Riforma del Terzo Settore varata nei mesi precedenti e alla prova con l’emanazione e l’entrata in vigore settimana dopo settimana dei primi provvedimenti attuativi?

È una delle domande che i fundraiser e le organizzazioni nonprofit (soprattutto) si stanno facendo. Se non vi state facendo questa domanda, vi invitiamo a riflettere sull’argomento perché non è per nulla banale. Non parliamo qui delle agevolazioni sulle donazioni, argomento che abbiamo già trattato in una precedente news a cui vi rinviamo a questo link. Vogliamo affrontare un approfondimento su una delle novità di questi ultimissimi giorni, passata forse un po’ sotto silenzio, ma che costituisce un importante e rilevantissimo tassello della Riforma: la nascita di quella che è stata già da alcuni ribattezzata l’IRI del sociale!, la Fondazione Italia Sociale.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 9 settembre u.s. (A questo link è possibile visualizzare e scaricare il testo del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 luglio 2017 Approvazione dello statuto della Fondazione Italia Sociale. (17A06261) (GU Serie Generale n.211 del 09-09-2017) nasce la Fondazione Italia Sociale.

Essa viene varata con lo scopo di sostenere, mediante l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore. La sua connotazione è tuttavia già orientata fin dallo Statuto (art. 2) a sostenere alcuni particolari settori e tipologie di progetti, ossia quelli caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con alto impatto sociale e occupazionale e rivolti a territori e soggetti svantaggiati.

Dalla strumentazione che lo Statuto assegna alla neonata Fondazione, si comprende il taglio che avrà e (probabilmente) anche la rilevanza alla luce delle strategie che gli Enti di Terzo Settore adotteranno nella ricerca del mix di risorse per il loro sostentamento e il loro sviluppo. La Fondazione si propone in qualche misura come soggetto (rilevantissimo a livello nazionale – sembrerebbe, dunque interlocutore soprattutto per i big e le reti di Terzo Settore) che investe in progetti anche imprenditoriali degli ETS, si propone come intermediario per la costituzione di fondi di investimento sociale, investe in strumenti di finanza sociale, promuove la raccolta diretta o indiretta di fondi (anche tramite crowdfunding o altre iniziative donative), solo per citare alcune delle attività che può esercitare nelle forme previste dalle diverse normative che entrano in gioco. Un ruolo quindi a cavallo tra fundraising e sviluppo di strumenti e opportunità di finanza sociale. Una realtà che in molti, già nei mesi scorsi in cui la Riforma era in fase di elaborazione e discussione, hanno salutato un po’ come inutile o persino dannosa o come l’ennesimo ‘carrozzone’. Non possiamo al momento dire se questi timori siano o meno infondati, sicuramente è uno strumento interessante, almeno per una parte di Terzo Settore (che anche per le proprie affiliate, si pensi appunto alle Reti di ETS), può costituire un partner di sviluppo molto interessante.

Sicuramente l’orientamento che tale strumento ha e che il Legislatore ha inteso imprimere nelle meta strategie di sviluppo del Terzo Settore vanno almeno in due/tre direzioni fondamentali:

  1. La prima è quella di generazione dell’impatto. La fase storica di sviluppo del nonprofit anche in micro realtà molto frammentate sembra esaurirsi. La parola d’ordine è impatto, e questo si genera attraverso interventi molto rilevanti anche dal punto di vista dell’investimento economico ed organizzativo, che necessariamente devono vedere protagonisti soggetti che per loro dimensioni o per la capacità di aggregazione di reti, sono in grado di sostenere adeguatamente questo modello;
  2. La seconda linea di sviluppo è quella imprenditoriale/occupazionale. Il Terzo Settore, guardando almeno questo strumento e alcuni punti che abbiamo precedentemente sottolineato, è una leva di sviluppo sociale e territoriale, inclusiva, che sempre più è chiamata o spinta in qualche misura ad approcciarsi con la sua dimensione ‘produttiva’ di beni e servizi ad elevato contenuto occupazionale inclusivo.
  3. La terza linea è l’avvicinamento a strumenti di finance e donation avanzati, anch’essi in grado di generare impatto e produrre i propri vantaggi nel medio/lungo periodo. Un terreno sul quale il Terzo Settore (specie quello produttivo) negli ultimi anni si è progressivamente mosso, anche grazie all’attenzione che ad esempio parte del sistema creditizio ha riservato attraverso la disponibilità di strumenti finanziari dedicati a questa tipologia di Enti. Un terreno che sembra evolvere verso strumenti a maggiore impatto anche in questo caso.

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