YouTube per il nonprofit

Ogni minuto vengono caricati su YouTube circa 300 ore di video. Tutti sanno che durante la riproduzione di questi video verranno visualizzati dei messaggi pubblicitari. Pochi sanno, invece, che YouTube ha un programma dedicato ai canali delle organizzazioni non profit. Vediamo più in dettaglio quali sono i vantaggi per le ONP e quali i requisiti per accedere al programma.

Vantaggi per non profit

  • Live streaming: permetta la trasmissione di eventi e conferenze “dal vivo” sul proprio canale
  • Overlay con invito all’azione: spesso durante la visione di un video compare, nella parte bassa, un annuncio pubblicitario. Con il programma per non profit di Youtube è possibile inserire nel video dell’organizzazione un annuncio di questo tipo che rimanda al sito web dell’associazione stessa.
  • Annotazioni esterne: possibile inserire le annotazioni con link che rimandono al sito dell’associazione o ad un progetto di raccolta (come ad esempio IndieGogo o Kickstarter)
  • Pulsante di donazione (solo per USA e UK): negli Stati Uniti e nel Regno Unito è possibile inserire un pulsante per la donazione direttamente sul sito, con il pagamento che avviene tramite Google Wallet. Attendiamo fiduciosi che tale possibilità venga attivata anche per le altre nazioni, Italia compresa.

Come accedere al programma

I requisiti per accedere al programma sono molto simili a quelli di Google Grants, con domanda da sottoporre direttamente a YouTube che si riserva di accettarla o meno.

Il Programma non profit di YouTube è attualmente disponibile nei seguenti Paesi: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong, India, Irlanda, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Taiwan e Ungheria. L’organizzazione deve essere un’organizzazione non profit o un’ONG registrata in uno di questi Paesi per poter aderire.

L’opportunità offerta da YouTube è sicuramente interessante, da sola però non basta per garntire il successo: il programma non comprende infatti una promozione del video pubblicato, si rende quindi necessaria una strategia di comunicazione per poter raggiungere i potenziali donatori e, soprattutto, deve essere creato un video che possa catturare l’attenzione degli utenti.

“Oltre la frontiera” del digital

Negli ultimi anni si sta molto diffondendo, a partire dai paesi anglosassoni, una nuova figura molto importante per le associazioni: il fundraiser. Anzi, come dicevano in un precedente articolo, secondo alcune statistiche il 20% delle associazioni non può fare a meno di questa figura. Professionisti nel settore ce ne sono molti, alcuni preparti, altri meno… ma come scegliere il giusto Fundraiser? Difficile da dire, ma una caratteristica fondamentale a nostro avviso deve averla: deve pensare, pianificare e progettare “oltre la frontiera”.

Abbiamo la strana abitudine di dividere gli eventi in un “prima” e un “dopo” dimenticando costantemente che avvenimenti importanti richiedono lunghi processi per potersi sviluppare completamente. Nella vita di tutti i giorni invece notiamo come alcuni concetti siano fin troppo “trascinati”. Ci riferiamo in particolare alla così detta “rivoluzione digitale” citata continuamente da opinion leader, politici, tecnici di settore. Se facciamo mente locale sul nostro stile di vita attuale ci accorgiamo come non ci sia una rivoluzione in atto, la realtà è che la rivoluzione è già finita, siamo già “oltre il confine”. I nativi digitali sono oramai teenager, non abbiamo bisogno di “andare online” ma lo siamo costantemente, riusciamo a fare qualunque cosa a qualunque ora del giorno e in qualunque posto con i nostro devices.
Il non accorgerci di essere oramai “oltre la frontiera” spesso fa cadere nell’errore che certe cose possano essere separate, fa nascere convinzioni che ci sia una netta separazione tra attività digital e tradizionali, che il marketing e la comunicazione possano dividersi in due specie distinte. Tutto questo non è vero, le cosiddette attività digital e le cosiddette attività tradizionali sono il sostegno le une delle altre e, soprattutto nel marketing, la distinzione è sempre meno netta.

Negli ultimi mesi abbiamo fatto spesso incontri di formazione e siamo stati relatori a seminari sul fundraising e ogni volta abbiamo sottolineato l’importanza dell’utilizzo delle attività digital a sostegno della raccolta fondi. Però ci teniamo a precisare come queste strategie debbano essere inserite in una visione più ampia, in progetto globale di comunicazione a lungo termine, altrimenti rimangono solo sterili attività sfruttate in casi di emergenza e poi lasciate al proprio destino. Ed è per questo che Myfundraising nasce dall’unione di competenze in campo direzionale e strategico e di competenze di tecniche e di comunicazione digitale, perché crediamo che sia l’unico modo per uscire dal “vecchio pensiero”, togliere i paraocchi e dare un nuovo significato al termine “raccolta fondi”.

Le non profit e i Social Network

Blogmeter, la piattaforma di monitoriaggio social ha presentato lo scorso mese un report sull’utilizzo dei social da parte delle associazioni non profit, relativo al periodo Gennaio-Aprile 2015. Diamo un’occhiata agli interessanti dati che sono emersi da questa analisi.
La ricerca si suddivide in quattro parti: analisi della presenza social di 40 organizzazioni non profit, coinvolgimento degli utenti sulle pagine social ufficiali, analisi delle campagne #hashtag di maggior successo, presenza di testimonial nelle campagne.

Quali sono stati gli argomenti più discussi?
Nei quattro mesi presi in esame sono stati pubblicati più di sette mila post al giorno (per un totale di quasi 750.000 post): l’organizzazione che ha avuto il maggior numero di conversazioni attive è stata l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), seguito da Caritas, Croce Rossa Italiana, Lega Nazionale per la Difesa del Cane e Legambiente. Da notare come in molti casi le conversazioni sono legate alla politica, come ad esempio Matteo Salvini che criticando spesso la Caritas ne aumenta le citazioni sui social.
Per quanto riguarda i temi più discussi troviamo l’Expo2015, inaugurata lo scorso maggio e al centro di campagne di Slow Food, Banco Alimentare e FAI. Anche l’epidemia di ebola nei Paesi africani ha avuto ampio riscontro social, specialmente per quanto riguarda la guarigione del medico di Emergency e la comunicazione della riapertura delle scuola da parte di Save the Children.

Su Facebook the winner is…
Abbiamo appena visto gli argomenti di maggior successo sui social nei primi 4 mesi del 2015, ma i temi trattati non ricalcano necessariamente il successo di un’organizzazione in termini di interazioni. Ed infatti anche in questo caso troviamo come le associazioni con il maggior numero di interazioni non sono quelle che hanno avuto anche il maggior numero di post o citazioni. Dal report di Blogmeter emerge come a farla da padrone su Facebook sono soprattutto le associazioni animaliste: la diffusione di una cultura vegetariana/vegana, le campagne di sensibilizzazione in momenti particolari dell’anno (esempio la Pasqua con gli agnelli), la denuncia dei test sugli animali, sono tutti argomenti con ampia diffusione, sicuramente la foto di un cucciolo viene condivisa molto più facilmente rispetto ad altri tipi di post o immagine. Come diciamo sempre ai nostri clienti la comunicazione social deve fare leva sulla comunicazione “emozionale” per ricercare il maggior numero di condivisioni possibili.

E su Twitter?
In Italia Twitter al momento ha una diffusione minore rispetto a Facebook e spesso nell’immaginario collettivo viene associato ad attività meno “ludiche” rispetto al colosso di Zuckerberg. Certo è che se su Facebook molte condivisioni sono di tipo goliardico, su twitter grazie agli #hashtag possono essere seguite vere e proprie discussioni sui più disparati argomenti di cronaca e non. La diffusione di questo tipo di comunicazione, dati alla mano, rende questo social network il primo per il numero di interazioni sui tweet di associazioni di tipo umanitario. I profili con maggio seguito sono quelli di Emergency, Greenpeace, Unicef e Amnstey International. Nel periodo di riferimento, invece, il profilo con il maggior numero di interazioni è stato quello della Comunità di Sant’Egidio.

Le campagne di maggior successo
Come detto in precedenza Twitter viene spesso utilizzato per il lancio di campagne a scopo sociale, sfruttando il meccanismo degli #hashtag. La campagna di maggior successo è stata quella di #Allacciamoli per contrastare l’omofobia e ha coinvolto o campioni del calcio. Altra campagna di successo è stata #DifendiAMOgliUlivi promossa da organizzazioni non profit pugliesi contro l’abbattimento degli alberi di ulivo, anche in questo caso con la partecipazione di testimonial del mondo dello spettacolo. Vediamo quindi che la scelta dei giusti tesimonial per la promozione di campagne social è strategica e deve tenere conto del “bacino di utenza” della pagina del testimonial, la sua presenza attiva in rete e ai valori di cui è generalmente promotore.

Conclusioni
I dati della ricerca mettono in evidenza come lo studio e l’analisi di marketing e comunicazione siano fondamentali sia in fase di pianificazione di una campagna che nella fasi successive per capire le strategie che hanno portato i migliori risultati.
Da tenere inoltre in considerazione come i due social presi in esame possano essere destinati a scopi diversi (campagne di sensibilizzazione con coinvolgimento di testimonial per Twitter e comunicazione “emozionale” su Facebook) e sono quindi tra loro complementari. Ovviamente scopi diversi implicano strategie diverse per ogni pagina social!

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Crowdfunding e reputazione online

Il crowdfunding sta crescendo in tutti i Paesi del Mondo, con un mercato globale oggi si aggira sui 16 miliardi di dollari. Purtroppo con l’aumento dei soldi e dei progetti finanziati dobbiamo aspettarci un aumento di progetti-truffa pensati solamente per racimolare denaro a spese dei donatori. Le piattaforme di crowdfunding hanno sviluppato sistemi e team dedicati per poter monitorare ed eliminare questo tipo di progetti.

Tatiana Kapkan scrive un interessante post sul blog di FundRazr in cui elenca 5 metodi che un donatore può utilizzare per capire quanto sia sicuro il progetto per cui darà il proprio contributo. Vediamo insieme quali sono i controlli da effettuare:

1. “Google it”: termine che in italiano si potrebbe tradurre con “Googlela”. In particolare il Motore di Ricerca può aiutarci a trovare informazioni più approfondite sul progetto e sul creatore.
2. Controlla le pagine social: gli account social sono uno dei veicoli principali con cui promuovere online un progetto di Crowdfunding.
3. Controlla le immagini utilizzate: forse non tutti sanno che è possibile effettuare una ricerca su “Google immagini” caricando una foto dal proprio pc. I risultati che si ottengono? Google ci dice se quell’immagine è stata trovare su altre pagine web. Anche questo è un tipico mezzo utilizzato per i “fake project”: caricare ovunque la solita immagine, magari riferita a contesti o progetti diversi!
4. Verifica la comunicazione con i donatori: la comunicazione verso i donatori è fondamentale, chi non invia feedback dopo la donazione o sugli stati di avanzamento del progetto non è sicuramente degno di fiducia.
5. Controlla l’affidabilità dei testimonial: spesso i testimonial sono persone del tutto inventate o che non hanno alcun collegamento con il progetto, anche in questo caso è bene fare un controllo e Google ci aiuta, basta inserire il nome del testimonial nella ricerca e il gioco è fatto.

L’articolo di Tatiana Kapkan è praticamente di puro supporto per il donatore, noi vogliamo invece capire come deve essere strutturato correttamente un progetto per apparire affidabile agli occhi dei donatori. In particolare risponderemo punto per punto ai controlli indicati precedentemente.

1. La risposta a questo punto è abbastanza semplice: è fondamentale essere presenti nelle pagine di ricerca di Google ALMENO con il nome del progetto che proponiamo. Ovviamente più posizioni occupiamo con il nostro progetto maggiore sarà il credito che avremo, quindi sito web (ottimizzato SEO), pagine social, blog, articoli, comunicati stampa e chi più ne ha più ne metta.
2. Le pagine social devono essere create, ma non basta. I contenuti devono essere pianificati e pubblicati quotidianamente (anche più volte al giorno se possibile), il contatto con i fan o follower deve essere costante, abbiamo 30-40 giorni a disposizione per finanziare il progetto e non possiamo far attendere una risposta su un social più di qualche ora! Altra cosa importante: non acquistare fan o follower per poche decine di euro, aumentano i numeri della pagina ma diminuiscono notevolmente la fiducia degli utenti “veri”
3. Acquistare le immagini online è sicuramente una via facile e conveniente, però non dimentichiamo che per dare valore ad un progetto di crowdfunding dobbiamo far vedere ai donatori chi siamo nella realtà, cosa facciamo davvero e non tramite foto stereotipate che non raccontano niente del progetto
4. Uno dei punti su cui ci soffermiamo maggiormente durante gli incontri con i nostri clienti: la comunicazione verso i donatori deve essere costante, deve essere creato un vero e proprio rapporto con l’utente anche in ottica futura: i migliori donatori sono quelli che hanno già donato una volta!
5. I primi testimonial (e spesso i primi donatori) sono amici e parenti, l’ideale sarebbe avere testimonianze lasciate da donatori sconosciuti quindi la parola d’ordine è “chiedere una recensione ad ogni donatore“, forse ne riceveremo solamente una o due, ma saranno testimonianze vere con un altro tasso di “trust”. Assolutamente da evitare nomi e testimonianze inventate.

Come possiamo tradurre in una sola espressione quanto detto fino ad ora? “Reputazione online“: migliore è la tua reputazione online, maggiore sarà la fiducia trasmetta nei confronti della donatori, maggiori le possibilità di finanziare i tuoi progetti.

E la tua reputazione online a che livello è?

“Antropologia” delle donazioni

Noi di Myfundraising siamo usciti da una settimana molto impegnativa che ci ha visto relatori sia per un evento durante il Festival d’Europa a Firenze, sia nel workshop da noi organizzato “3.0 Crowdfunding e fundraising digitale per nonprofit”.
Uno degli aspetti importanti che abbiamo comunicato spesso ai partecipati è la “relazione” che deve essere creata con il donatore, il far leva sulle emozioni per poter convicere un utente a diventare donatore.

Specialmente nella comunicazione sui Social Network le “leve emozionali” sono fondamentali, le pagine sono piene di informazioni e di immagini che colpiscono i navigatori, abbiamo quindi la necessità di emergere dal “rumore di fondo” e far arrivare il nostro messaggio dritto al cuore.

Ma come possiamo fare una comunicazione che possa fare appiglio sulle emozioni dei donatori? In realtà questa è la seconda domanda che dobbiamo porci, il primo punto da affrontare è “cosa genera le emozioni e perché le emozioni governano il nostro agire (inconscio)?”. Senza la presunzione di essere esperti di neuroscienze, affronteremo i soli aspetti che ci serviranno per seguire la giusta direzione nella nostra campagna di raccolta fondi.

I neuroni specchio
Scoperti da alcuni ricercatori dell’Università di Parma osservando il comportamento di alcune scimmie e presenti anche nel cervello dell’uomo: sono neuroni che si atthttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg quando vediamo un altro soggetto compiere una determinata azione, ad esempio afferrare qualcosa. Ma non solo: i neuroni specchio di atthttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg anche quando osserviamo un altro essere umano che sta provando determinate emozioni, come la rabbia, il disgusto, il dolore. I neuroni specchio sono i responsaboli del contagio delle risate.
Il perché sono imporanti per le nostre raccolte fondi è abbastanza ovvio: se riusciamo attivare i neuroni specchio dei nostri interlocutori con le immagini e la comunicazione che facciamo, riusciremo ad attivare aree del cervello “decisionali” che spingeranno alla donazione.

Gli ormoni della donazione
Probabilmente sapere che le nostre emozioni sono solo in risultato chimico della presenza di ormoni nel nostro organismo è un po’ spoetizzante… fatto sta che la verità è che ossitocina e cortisolo sono due ormoni che vengono rilasciati dal nostro cervello quando ci troviamo in particolari situazioni: l’empatia e la propensione a donare dipendono proprio dalla presenza di queste sostanze chimiche rilasciate dal nostro cervello. Un esempio? Due gruppi di pazienti, ad alcuni è stata iniettata ossitocina e ad altri solo placebo. Il gruppo che ha ricevuto l’iniezione di ossitocina si è dimostrato per l’80% più generoso sia nel donare che nella somma donata.
Cosa possiamo fare con la nostra comunicazione? Raccontiamo storie! La solita ricerca ha messo in evidenza che il cervello può essere stimolato alla produzione di ossitocina e cortisolo attraverso le storie che vengono raccontate: più una storia riesce a coinvolgere il nostro interlocutore, più ormoni vengono prodotti, più facilmente otterremo una donazione.

Donare rende felici
Questa scoperta, datata 2006, ha messo in evidenza che le aree del cervello che si atthttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg quando effettuiamo una donazione sono le solite che si atthttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg quando otteniamo una gratificazione. In parole povere: donare ci rende felici!
Quindi non dobbiamo fare altro che far capire tramite la nostra comunicazione “la gioia del donare

E tu che tipo di comunicazione usi per la tua raccolta fondi? racconti storie, fai leva sulle emozioni e sull’empatia o sei solamente informativo (e distante)?

Fundraising digitale: un caso di successo

“You can’t be scaring donors off with terrifyingly long terms and conditions or a badly worded Gift Aid message”
Julie Dodd, creative director (UX & design) at digital agency Zone  

Quando la Norwegian Cancer Society ha ridisegnato il proprio sito web nel 2012, i risultati sono stati illuminanti. Aumentando il focus sulla User Experience del sito web e dei dispositivi  mobile, le donazioni sono raddoppiate rispetto alla media, sono triplicati i nuovi donatori e i tesserati sono aumentati del 150%.

Cosi come altre associazioni la Norwegian Cancer Society aveva sempre sostenuto investito pochissimo nel proprio sito web, in quanto ha sempre ritenuto di ricevere poche donazioni tramite internet. In accordo con il proprio Digital Fundraiser hanno successivamente stabilito che la ragione delle poche donazioni online non era dovuta alla mancanza di utenti/donatori, ma era il sito che in qualche modo allontanava i visitatori prima che potessero fare una donazione.

Norwegian Cancer Society  non era l’unica associazione in tale situazione: un sondaggio tra associazioni non-profit Americane concluso nel luglio 2014 ha evidenziato che il settore delle donazioni ancora non riesce a massimizzare la raccolta fondi attraverso web e mobile. 20 delle 50 organizzazioni che hanno risposto al sondaggio hanno dichiarato di non ottimizzare le loro piattaforme di donazione per dispositivi mobili. Altri fattori che allontano i donatori sono: scarsa accessibilità, lentezza di caricamento delle pagine, opzioni di donazione limitate (esempio non è possibile utilizzare la carta di credito o Paypal).
La colpa più grande delle nonprofit è quindi  quella di stimolare il donatore, far nascere in  lui il desiderio di sostenerle… e non dargli gli strumenti per farlo!

Vediamo allora quali sono i consigli per migliorare la User Experience di un sito web e massimizzare le donazioni online:

1. Migliorare la struttura e il contenuto dei form: a volte basta poco, esempio cambiare il testo del bottone del formo dare la possibilità al donatore di abbandonare la pagina in qualsiasi momento;
2. Non chiedere al donatore più dati del necessario: spesso l’ossessione di avere un database con quanti più dati possibile è fatale, ogni informazioni in più richiesta al donatore è un motivo in più per abbandonare la pagina;
3. Identifica le pagine più visitate del tuo sito: sono le pagine più viste dagli utenti, quelle su cui ogni potenziale donatore si ferma più tempo, sono quelle nelle quali è FONDAMENTALE inserire la richiesta di donazione!
4. Semplifica la pagina di donazione: la pagina di donazione deve essere semplice e chiara, deve avere informazioni precise su come verranno utilizzati i soldi donati e illustrare le possibilità di donazione. Meglio qualche immagine e punti elenco rispetto a una pagina piena di testo;
5. Scegli con cura i metodi di donazione accettati: lo dicevamo prima, se un donatore vuol usare Paypal per la donazione, deve poterlo fare, così come può voler scegliere la propria carta di credito o un bonifico; ogni opzione in meno diminuisce la possibilità di ricevere una donazione.

Un recente rapporto relativo al primo trimestre 2015 ha evidenziato come le donazioni online negli USA sono cresciute del 9,9%… non gettare al vento le possibilità che il digital fundraising ti riserverà nell’immediato futuro!

Vuoi sapere di più sulle strategie digitali per il Fundraising? Scrivici oppure partecipa ai nostri eventi gratuiti l’8 Maggio a Firenze durante il Festival d’Europa (link) e il 13 Maggio a Pisa (incontro riservato alle associazioni e cooperative del territorio – link)

L’Europa a Firenze, si parla anche di crowdfunding e fundraising

Al via la III edizione del Festival d’Europa. Dal 6 al 10 maggio

Centoventi iniziative in 40 location disseminate sul territorio fanno della città di Firenze un grande laboratorio di cultura, spettacolo e sperimentazione su temi europei e non solo. In programma anche la Notte Blu: 50 eventi di musica, teatro, cinema, arte circense, fotografia e live cooking. Ecco la III edizione del Festival d’Europa che si tiene nel capoluogo toscano dal 6 al 10 maggio.

Cinque giorni pieni nei quali si parla di Europa in tutte le sue forme: dalla cultura alla didattica, dalle istituzioni all’economia, dall’Università alla cittadinanza. Occasioni uniche di dibattito dove si affronteranno anche temi scottanti come le politiche migratorie, la sicurezza dei nostri dati e la sorveglianza dei cittadini.

Tra i relatori il Presidente del Consiglio Matteo Renzi; l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; l’Alto rappresentante UE per la Politica estera Federica Mogherini; l’ex premier Giuliano Amato; ex presidente UE, Romano Prodi; il premier greco Alexis Tzipras e altri esponenti della politica internazionale.

Sono coinvolte le maggiori Istituzioni europee, nazionali e locali: Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Istituto universitario europeo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Ufficio di Informazione del Parlamento Europeo in Italia, Consiglio d’Europa, Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Agenzia Erasmus+ Italia/INDIRE, Università degli Studi di Firenze e Camera di Commercio di Firenze. Il Festival è realizzato con il supporto dell’Agenzia Nazionale per i Giovani mentre il coordinamento è affidato a Fondazione Sistema Toscana.

Quattro le iniziative del Festival inserite nelle tematiche economiche, tra queste, l’8 maggio dalle 14.30 alle 17.30, il seminario “Fundraising, crowdfunding e valutazione d’impatto: quali strategie per profit e nonprofit?“.

È un seminario formativo/informativo gratuito sulla valutazione d’impatto sociale ed economico (es. SRoI – Social Return on Investment) dei progetti che tali fondi vanno a sostenere, anche nell’ambito di percorsi di responsabilità sociale d’impresa.

Relatori del seminario sono Emanuele Gambini, amministratore di Myfundraising; Ivano Magno, SEO/SEM di Myfundraising; Enrico Testi e Marco Bellucci, rispettivamente direttore e project manager di Yunus Social Business Centre University of Florence (vedi programma).

Sono disponibili 50 posti per Enti e imprese, professionisti, imprese sociali ed organizzazioni nonprofit interessati al tema. Sarà un momento di confronto sulle strategie di raccolta fondi, sempre più decisive nello sviluppo delle attività e dei progetti delle organizzazioni non-profit ma anche del mondo profit.
Partners dell’incontro sono: Camera di Commercio di Firenze, Yunus Business Centre University of Florence e il laboratorio ARCO, entrambi con sede presso PIN S.c.r.l. Polo Universitario Città di Prato e Myfundraising srls. (sp)

Per iscriversi occorre inviare la scheda di partecipazione entro il 7 maggio p.v. via email a promozione@fi.camcom.it o al numero fax: 055 2750.364.

http://www.festivaldeuropa.eu/
FB https://www.facebook.com/festivaldeuropa
Twitter #FDE15

Fare Fundraising sui social: quanto tempo serve?

Il tempo che una nonprofit può investire in mobile e social media dipende dalla sua grandezza: le piccole associazioni che non hanno la possibilità di assumere un manager dedicato dovranno per forza di cose limitare la loro attività a uno o due social network, dando la priorità alla comunicazione del proprio fundraising al sito web e all’email marketing. I social media sono strumenti ad alto potenziale ma, allo stesso tempo, ad alto consumo di tempo, pertanto se le ore dedicate sono poche i canali online “tradizionali” garantiscono un ritorno maggiore.
Nel caso in cui la piccola associazione decidesse di suddividere gli sforzi tra più persone di uno stesso team è necessaria una guida comune e un costante allineamento di tutti i membri del team, per fare in modo che ogni social sia allineato con gli altri. Inoltre lo staff dovrà essere correttamente formato e informato sulle pratiche di comunicazione per il social che andrà a gestire.

Le associazioni più grandi possono considerare l’idea di utilizzare le competentenze di un social media manager esterno per la gestione dei social media, mentre le grandi associazioni potranno inserire al proprio interno una o più figure professionali dedicate a questo importante canale di comunicazione.

Ma perché la gestione dei social network richiede un così alto investimento di tempo e denaro? Cerchiamo di dare nel seguito una stima del tempo minimo (settimanale) da dover spendere per gestire questo tipo di comunicazione:

Blog: 6 ore a settimana, il tempo minimo per poter trovare idee, scrivere, integrare foto e video. Numero di post realizzati? Due.
Facebook: 4 ore a settimana, tempo minimo per la pianificazione di 4-6 post, rispondere ai commenti degli utenti e controllare le statistiche
Twitter: 5 ore a settimana, tempo minimo per inserire 4 tweet/retweet al giorno, per rispondere ai messaggi e alle citazioni, organizzare le liste di follower e trovare nuovi follower “strategici”
Google+: 3 ore a settimana, tempo minimo necessario per pubblicare 4-6 aggiornamenti e interagine nelle cerchie di Google+
Linkedin: 2 ore a settimana, tempo minimo necessario per inserire 2-3 post, aggiornare il profilo e partecipare alle discussioni sui gruppi
Youtube: 1 ora a settimana, tempo minimo necessario per caricare video, iscriversi ad altri canali e studiare le campagne video di altre nonprofit.

La lista potrebbe proseguire con altri post, che al momento in Italia hanno un uso più limitato, come Pinterest e Instagram.

Da non dimenticare che alla fase di produzione contenuti e gestione devono essere necessariamente affiancate fasi di pianificazione e studio della comunicazione, creazione di grafiche e video, analisi dell’andamento delle campagne e dei risultati ottenuti.

Ancora convito di non aver bisogno di un Social Media Manager per ottenere il massimo dalle tue campagna di Fundraising?

Raccolta fondi e Web 3.0

Internet oramai fa parte della quotidianità, siamo talmente abituati ad avere una connessione che quasi non ci rendiamo conto del tempo passato e di quante cose utili riusciamo a fare grazie alla rete.
Le statistiche parlano di 20 milioni di italiani, tra i 18 e i 64 anni, che ogni giorno utilizzano “il web”, la maggior parte di questi (circa l’80%) utilizza un dispositivo mobile.

Questi pochi dati ci lasciano capire quanti opportunità la rete potrebbe concedere alla nostra raccolta fondi, basti pensare che lo scorso anno l’83% degli utenti ha effettuato almeno una donazione online!

Una riflessioni in questo caso ì obbligatoria: sono molto più interessati gli utenti a donare che le associazioni a ricevere! Chiaramente si tratta di una frase provocatoria, ma purtroppo non lontana dalla realtà: gli utenti si trovano infatti davanti siti web mal costruiti, con bottoni per donazioni online (quando previsti) poco visibili, scarni di contenuti e di informazioni sulle cause e i progetti da sostenere, senza considerare la compatibilità con i principali dispositivi mobili.

Cerchiamo quindi di capire meglio i passi fondamentali di una corretta pianificazione strategia per la raccolta fonti tramite web:

1. Piano di comunicazione: come ogni strategia di marketing, il digital fundraising prevede un’importante fase di pianificazione della comunicazione, durante la quale verrà deciso cosa verrà comunicato, come avverrà la comunicazione, come personalizzare la comunicazione in base al target, come differenziare la comunicazione in base al canale, e così via.
2. Sito web: la tendenza delle associazioni di avere un sito auto-prodotto non è totalmente sbagliata, ha il vantaggio di ridurre i costi di realizzazione e gestione; ma in ogni caso il sito deve seguire poche ma importantissime regole per poter trasmettere la giusta user experience ai navigatori e contenere le informazioni fondamentali necessarie a trasformare i navigatori in donatori. Importante dare visibilità a banner, link, sezioni dedicate alle donazioni!
3. Social network: il mondo di oggi sembra non poter fare a meno dei social network. E così deve essere anche per le associazioni che vogliono raggiungere e sensibilizzare quanti più utenti web possibile. Ma le stesse pagine social possono essere un’arma a doppio taglio: gli utenti liberi di scrivere i loro pensieri potrebbero esprimere critiche o malcontento nei confronti della vostra relazione: la gestione dei rapporti che si creano tramite questo canale sono una parte molto delicata, da gestire in modo corretto, senza censure di eventuali commenti negati.
4. Mobile e app: dai dati precedenti abbiamo visto che circa 16 milioni di italiani ogni giorno hanno accesso alla rete tramite dispositivo mobile. Inutile dire che oramai qualunque app, comprese quelle di messaggistica, utilizzano la rete, quindi questo dato è fortemente influenzato. Oltre alla (fondamentale) versione mobile del sito web, la raccolta fondi potrebbe essere affiancata da un qualche tipo di app che collega utilità o divertimento alla vostra causa (un esempio potrebbe essere Energizer Night Run per donare a Unicef)
5. Promozione: il miglior sito possibile, il più completo piano di comunicazione o la strategia social perfetta, non servono a niente se nessun utente riesce a trovarti su Google o sui Social. La promozione rappresenta quindi l’aspetto fondamentale per il successo del fundraising digitale, sia fatta tramite SEO, che tramite campagne AdWords (o meglio ancora Google Grants) o annunci sponsorizzati sui social network (che permettono una profilazione del proprio target)
6. Analisi e ROI: non ci stancheremo mai di dirlo “sul web tutto è tracciabile”, possiamo quindi capire i canali di provenienza dei dontori, quali sono sono i punti di forza o di debolezza della nostra strategia, apportare modifiche per migliorare l’esperienza utente, definire un “ROI” (ritorno sull’investimento) per capire il reale andamento della raccolta al netto delle spese di promozione, etc.

E tu, hai già pianificato la tua campagna di digital fundraising?

Social e raccolta fondi: come gestire la comunicazione?

I Social Network sono attività ad alto dispendio di tempo, ma allo stesso tempo rappresentano uno dei canali principali per la visibilità della tua campagna di raccolta fondi. Diventa quindi importante riuscire ad ottimizzare i tempi dedicati alle pagine Social, senza diminuire la qualità della comunicazione.

Come accade per qualunque tipo di progetto, la fase principale della strategia Social deve essere fatta prima del lancio della raccolta fondi. Alcune delle domande fondamentali a cui dare risposta sono le seguenti:

  • chi è il tuo target di riferimento?
  • che social network utilizzerai per intercettare il tuo target?
  • quando e come usano i social network gli utenti del tuo target?
  • che tipo di comunicazione (taglio) darai attraverso le pagine?
  • quali sono gli argomenti principali che dovranno contenere le pagine?

Le risposte alle prime domande potranno essere inizialmente date solo con un’attenta analisi e la creazione di “personas” per approfondire i comportamenti degli utenti del target di riferimento.

Facciamo un esempio:

Target di riferimento: uomini-donne, 35-60 anni,
Social utilizzato: Facebook
Quando: uomini e donne dai 35 ai 60 anni sono lavoratori, quindi sicuramente l’utilizzo di Facebook in orario lavorativo sarà ridotto. La fascia più bassa (35-40 anni) potrebbe avere figli piccoli da accudire, quindi il tempo a disposizione potrebbe calare ulteriormente. Alla fine di questa analisi (che potrà essere maggiormente approfondita) avrò individuato, ad esempio, le seguenti fasce orario: 12-14 (pausa pranzo), 18-19 (mezzi pubblici durante il ritorno dal lavoro), 21-23 (svago dopo cena). A questo punto non mi resta che impostare la mia comunicazione in modo da coprire maggiormente questi momenti della giornata.

A questo punto dovrà essere deciso il “taglio” della comunicazione, ricordando che ogni Social Newtwork ha una sua propria caratteristica. Pubblicare post dal taglio professionali o comunque eccessivamente “seri” su Facebook sarà quasi certamente una perdita di tempo: Facebook viene usato come passatempo nella maggior parte dei casi, la comunicazione deve quindi far leva sulle emozioni, sia positive che negative, può essere pubblicato un aggiornamento sulla raccolta fondi invitando a condividere con gli amici, sono molto importanti immagini che colpiscono subito gli utenti e post che generano curiosità. Su Twitter dovremmo creare un hashtag da usare in tutti i nostri tweet, nei quali la comunicazione deve essere ridotta all’essenziale (160 cartatteri a volte possono essere pochissimi).

Una volta affrontati tutti gli aspetti visti in precedenza, non resta che decidere “cosa” pubblicare sulle pagine Social. Ogni progetto ha certamente esigenze diverse, anche dovuti al fatto di trattarsi di campagne di Fundraising o di Crowdfunding, in ogni caso possiamo individuare alcuni post comuni a tutte le raccolte fondi:

  • presentazione del progetto
  • sensibilizzazione degli utenti sulla causa specifica
  • raggiungimento di obiettivi
  • ringraziamento donatori
  • sviluppo del progetto (una volta finanziato)

Alcuni social (Facebook e Twitter tramire tweetdeck) permettono di schedulare la pubblicazione dei post, ciò non toglie che la presenza dovrà essere costante sia per pubblicare notizie non programmabili (esempio il raggiungimento di un obiettivo) sia per rispondere a commenti e messaggi degli utenti.

Infine non va dimenticata l’analisi delle statistiche che potrebbero modificare le strategie adottate fino a quel momento. Ma questo lo vedremo in un prossimo post.

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